Neanche il tempo di archiviare le elezioni regionali di domenica, comprendere e interpretare appieno il senso della volontà espressa dal popolo sardo, che sui giornali e in rete divampano le prime indiscrezioni sul toto assessori e impazza il fuoco di fila delle prime ipotesi sulla composizione della prossima Giunta Solinas.
Nuovi assessori in pectore, eventuali ipotesi di tecnici locali o paracadutati dal continente e quote del più o meno esteso sottobosco locale di potere ed enti vari da spartire tra alleati, sul tavolo delle trattative è già iniziato il redde rationem tra i big del centrodestra per gli incarichi più prestigiosi e ‘pesanti’ da decidere, sciogliendo i nodi più intricati tra le legittime ambizioni di una Lega salviniana cui spetta di diritto il ruolo di player principale e gli alleati. Al di là degli appetiti di partito o delle ambizioni dei singoli, al centro della scena resta prevalente la questione dei punti prioritari che muoveranno nei primi mesi l’azione della nuova giunta. Una giunta, quella a trazione sardo-leghista, che smaltito in fretta l’entusiasmo del successo elettorale avrà il compito di prendere di petto una sequela di urgenze e tensioni a cui il precedente Esecutivo non è riuscito a fare nemmeno il solletico. Un nuovo assetto del sistema sanitario isolano e dei servizi socio assistenziali ed un innovativo piano di sviluppo industriale e infrastrutturale saranno in cima alle priorità del primo tavolo di lavoro del nuovo Esecutivo, chiamato a trovare risposte adeguate e soluzioni convincenti a una sfilza di problemi indifferibili e degni di un vero e proprio piano di emergenza: un piano che non potrà fare a meno di assegnare tra i primi punti in agenda la questione della continuità territoriale marittima e chiarire inoltre una volta per tutte cosa hanno da attendersi per il proprio futuro i tanti tra uomini e donne che popolano il mondo del lavoro marittimo. Un universo, quello del mare, fatto di migliaia di professionisti, e delle rispettive famiglie, che attendono con speranza un nuovo atteggiamento della politica fatto di rispetto, ascolto e, soprattutto, risposte concrete.
Tramontata a livello nazionale, almeno per il momento, l’aspettativa di tanti sull’istituzione di un Ministero del Mare, nel comparto isolano non si smorza affatto la speranza di un vero piano di rilancio in grado di dare un nuovo impulso e sviluppo a una delle componenti più strategiche dell’economia sarda: una voce di eccellenza che ha bisogno come non mai di una governance appropriata che tenga conto delle sue specificità e delle sue enormi potenzialità a oggi ancora inespresse. Potenzialità che sono la cifra di un settore, quello marittimo, legato a doppio filo con l’anima stessa di un’isola e che investono in modo ragguardevole i temi dell’economia, dell’impresa, dei trasporti e di una moltitudine di altri campi che, senza le attività del lavoro marittimo, nemmeno potrebbero sussistere. Attività che sono il fiore all’occhiello di un comparto ad alta specializzazione, frenato in tanto del suo potenziale da una congerie di regole insensate e astruse in un rituale di burocrazia bizantina concepita al solo scopo di far perdere tempo a chi lavora. Un comparto che, nell’epoca delle sfide globali e dei traffici mondiali, di tempo oggi non ne ha più così tanto. Figurarsi se mai qualcuno può concedersi il lusso di perderlo.
Nicola Silenti
(sardegna.admaioramedia.it)