Era da mesi che l’ex scuola di Polizia penitenziaria di Monastir faceva gola alla Prefettura di Cagliari, in perenne affanno nel trovare strutture dove alloggiare gli immigrati, che a migliaia questa estate (quasi 6.000) sono stati traghettati dalle navi della missione europea al Porto di Cagliari. Il Cara di Elmas ha chiuso da quasi un anno (dicembre 2015) e superata, più o meno indenni, l’emergenza, il prefetto Perrotta si vuole attrezzare per essere pronta per la prevista ripresa degli sbarchi, infatti per un po’ il meteo dovrebbe dare serenità alla macchina sarda dell’accoglienza. Ammesso, peraltro, che sia proprio lei a gestire i prossimi, considerando che periodicamente (almeno due volte all’anno) c’è il ‘balletto dei prefetti’ a cura del Ministero dell’Interno e la piazza di Cagliari si sta rivelando una patata ben più bollente del previsto per il dirigente dello Stato, arrivato a Cagliari a luglio 2015, dopo quattro anni a Lecce.
La scelta, ovviamente, non ha mancato di creare proteste a Monastir e San Sperate (che dista pochi chilometri dalla struttura prescelta), tanto che decine di cittadini si sono organizzati nel comitato “No al Cpsa a Monastir”, organizzando manifestazioni di protesta davanti alla struttura. Ai margine della civile protesta degli abitanti del territorio, due episodi di cronaca nera: l’incendio doloso nei locali della centrale idrica della scuola e le minacce, con due proiettili, in una busta trovata nei locali della Prefettura in viale Buoncammino.
I margini di protesta contro la trasformazione della struttura in un centro per immigrati sono ormai ridotti al minimo: giovedì scorso sono scaduti i termini per la presentazione delle offerte relative al bando per la gestione del centro di Monastir. Sono previsti da un minimo di 220 ad un massimo di 300 ospiti, che, secondo il bando, cominceranno ad arrivare da lunedì 21 novembre, appena verrà deciso l’assegnatario. La convenzione scadrà il prossimo 31 dicembre, ma ovviamente è, e inevitabilmente sarà, prorogabile.
In occasione delle proteste del Comitato ci furono anche alcune ‘incomprensioni’ tra il prefetto Perrotta ed il sindaco di Monastir, Luisa Murru. Tanto che a quest’ultima fu indirizzata una lettera dove il Prefetto si lamentava delle “non fondate obiezioni” da parte dell’Amministrazione comunale e delle “generiche affermazioni rilasciate ai mass media”, invitandola “a volgere una corretta ed esaustiva informazione della popolazione al fine di evitare che i toni di un civile e costruttivo confronto possano in qualsiasi modo essere strumentalizzati a fini illeciti o alimentare paura ed allarme ingiustificato”.
Questa mattina, in piazza Palazzo, è stata sancita la pace (o la tregua) tra le due donne nei rispettivi ruoli istituzionali, durante un incontro per fare il punto, considerando l’imminente utilizzo della ex Scuola di Polizia penitenziaria , che diventerà, contro il volere del Comune di Monastir, centro di prima accoglienza per migranti. Il sindaco Murru ha espresso la propria solidarietà al Prefetto per l’atto intimidatorio a lei rivolto, “contrario ai principi cui si è sempre ispirata, pur nell’ambito di una dialettica in atto riguardo all’utilizzo della struttura già dell’Amministrazione penitenziaria, sia l’Amministrazione comunale che la popolazione di Monastir”. Ed ha anche chiesto che l’Amministrazione sia adeguatamente informata sul “progredire delle iniziative che saranno assunte dalla Prefettura, al fine di poter a sua volta rendere edotti la popolazione ed il Consiglio comunale sulle modalità di gestione della struttura stessa e sui numeri dell’accoglienza, avviando un percorso che consenta al Comune di poter partecipare alla governance dell’accoglienza dei richiedenti asilo”.
Il prefetto Perrotta ha evidenziato come ogni iniziativa sia stata “attuata con l’intendimento di avviare un percorso di leale collaborazione con le istituzioni locali interessate, nella convinzione che, solo attraverso un fattivo coinvolgimento degli enti locali, sia possibile dare risposte concrete e condivise alle esigenze di integrazione dei richiedenti asilo e degli stessi cittadini italiani, in un quadro di emergenza quale quello costituito dai flussi straordinari non programmati di migranti”. Aggiungendo che “la struttura verrà attivata solo in caso di necessità, mirando esclusivamente ad assicurare l’eventuale operatività di un centro destinato ad ospitare i migranti che sbarcano sulle coste dell’Isola oppure a garantire una prima immediata ospitalità per i richiedenti la protezione internazionale che dovessero essere trasferiti in Sardegna, in caso di temporanea indisponibilità di posti presso le strutture prefettizie già attivate”. Ipotesi, che come hanno dimostrato gli sbarchi avvenuti finora da giugno 2016, è ormai una costante. Unica concessione è stata la garanzia che l’apertura del Centro di Monastir avverrà “in maniera graduale, previe intese con l’Amministrazione comunale, con la quale si intende promuovere ogni possibile iniziativa per garantire percorsi di inclusione e di integrazione condivisi con il territorio”. (fm)
(admaioramedia.it)