Lo scorso 10 aprile era il 24° anniversario della tragedia del Moby Prince. In quella sera del 1991, il traghetto, comandato dal cagliaritano Ugo Chessa, e la petroliera Agip Abruzzo entrarono in collisione, ad appena 2 miglia dal porto di Livorno, e morirono tra le fiamme 140 persone per il ritardo dei soccorsi.
Luchino Chessa, medico e professore universitario, che nella tragedia ha perso il padre Ugo e la madre, Maria Giulia Ghezzano, da quel giorno non si concede tregua nella ricerca della verità sul più grave disastro della storia della marineria civile italiana. Dopo i vani tentativi di essere ricevuto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ed aver raccolto finora oltre 26.700 firme in un una petizione on line per chiedere "verità e giustizia sulla vicenda", ha deciso di scrivere l’ennesima Lettera aperta. Questa volta, in occasione della festa della Repubblica, oltre che al Presidente del Consiglio, l’ha rivolta anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del Senato, Pietro Grasso e della Camera, Laura Boldrini. L’ultima era stata ‘spedita’ in occasione del tragico anniversario di aprile. (fm)
«Cari Presidenti Mattarella, Grasso, Boldrini e Renzi,
oggi è la festa della Repubblica, ma per quanto mi riguarda la distanza che mi separa dalle Istituzioni e' enorme. Come cittadino italiano ho sempre creduto nelle Istituzioni, le ho sempre rispettate, ma mai come ora mi sento cosi' poco rispettato e solo, io e gli altri familiari delle vittime della strage del Moby Prince.
Le Istituzioni ci hanno ignorato per anni, ci hanno lasciati nella solitudine e nel dolore e nulla hanno fatto per dar un contributo all'accertamento della verità. Nulla hanno fatto per ricordare i morti di quella strage e nulla hanno fatto per riconoscere ai marittimi morti, dal Comandante all'ultimo marinaio, il valore del loro sacrificio. Sono vittime morte sul lavoro che nessuno ha mai riconosciuto e premiato. Ho sempre negli occhi i resti di mio padre, un pezzo carbonizzato di circa cinquanta centimetri, ricordava un tronco di albero bruciato. Un orologio al suo fianco e una protesi dentale è servita al ricoscimento. Quei miseri resti si trovavano nei pressi del ponte di comando del traghetto, insieme ai resti di altri membri dell'equipaggio che insieme a lui hanno cercato di risolvere l'inevitabile. Sono rimasti al loro posto e sono morti bruciati vivi.
Ogni membro dell'equipaggio aveva un compito e lo ha svolto fino alla fine, perchè chi ha un compito di quel tipo non può tirarsi indietro, neanche davanti alla morte. Putroppo è stato un sacrificio inutile perchè chi per istituzione aveva il compito di controllare non ha controllato, chi per istituzione doveva fare i soccorsi non ha soccorso. E poi niente giustizia per le vittime perchè chi per istituzione doveva indagare bene ha indagato male e chi per istituzione doveva giudicare ha giudicato peggio che mai.
Dopo anni di sofferenze e di solitudine si è aperta una breccia nel muro che ci ha sempre separato dalle Istituzioni. Un testo per la istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta si trova ferma dal 9 aprile nei meandri del Senato. Non è il massimo di proposta, sarebbe dovuta essere bicamerale e permanente e invece è stata disegnata monocamerale e di durata limitata a soli due anni. Ebbene dopo questo spiraglio le Istituzioni si sono nuovamente allontanate. Se il disegno di legge non viene calendarizzato in aula si rischia che il tutto slitti al prossimo anno, la qual cosa inficierà i possibili risultati. Così chi ha sempre frenato sarà soddisfatto e noi familiari rimarremo con l'amaro in bocca di essere arrivati dopo quasi 25 anni ad uno strumento nuovo di indagine, ma inutile. Continuo a sentire le Istituzioni lontane, come è lontano il Presidente Renzi, che da un anno non si degna di dare un cenno di risposta alle nostre richieste. Buona festa della Repubblica.»
Luchino Chessa
(admaioramedia.it)
2 Comments
admaioramedia
MOBY PRINCE, Luchino Chessa non si arrende e scrive nuovamente ai vertici dello Stato:… http://t.co/U8qoEFcjDR http://t.co/YAbeN8zwIu
FaberSardo
Sul caso MOBY PRINCE, Luchino Chessa non si arrende e scrive nuovamente ai vertici dello Stato: “Sento… http://t.co/qUb3c1T6EN