Prosegue, dopo l’insediamento dello scorso 5 novembre, il lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta sul disastro della Moby Prince, istituita dal Senato, presieduta dal senatore del Pd, Silvio Lai, che ha il compito di far luce su una vicenda che, a distanza di tanti anni, presenta ancora troppi lati oscuri.
“Non so se quella a cui siamo arrivati sia la verità sostanziale, i dati che avevamo a disposizione portavano a quelle conclusioni”, ha detto Luigi De Franco, il sostituto procuratore di Livorno che ha avviato le indagini per il primo processo sul disastro della Moby Prince, durante l’audizione di questa mattina. Il Magistrato ha svolto tutte le indagini e costruito il quadro probatorio per il primo processo, ma non ha partecipato al dibattimento del processo di primo grado perché prima del suo inizio ha scelto di proseguire la sua carriera come giudice del lavoro. Ha, però, ricordato le varie fasi della vicenda giudiziaria con importanti puntualizzazioni e spiegazioni su alcuni degli aspetti più controversi dell’indagine, come la richiesta di archiviazione per l’armatore: “Non sono emersi difetti strutturali nella nave che potessero giustificare una sua responsabilità”. Oppure sull’organizzazione dei soccorsi: “Fu nel dibattimento che si scelse di considerare come riferimento la perizia Bargagna che quantificava la sopravvivenza delle vittime in 30 minuti motivo per il quale si profilava una condotta inadeguata nei soccorsi ma non il nesso di causalità con la morte delle vittime. A mio parere – ha aggiunto De Franco – era da imputare il vice comandante perché era lui quel giorno il facente funzioni.” Ha anche evidenziato l’importanza di poter utilizzare le nuove tecnologie nell’esame di alcune prove documentali, come ad esempio le registrazioni dei nastri delle radio.
Nelle scorse settimane, la Commissione aveva sentito anche i giornalisti de “La Nuova Sardegna” e de “L’Unione Sarda”, Piero Mannironi ed Alberto Testa, che avevano seguito la vicenda per le loro testate. Mannironi se ne era occupato a partire dal 2006, dopo la richiesta di riapertura dell’inchiesta formulata da alcuni parenti delle vittime: “Quando iniziai a valutare il caso studiai tutte le carte e cominciai ad analizzarle, con un approccio emotivo meno coinvolto dall’immediatezza della tragedia”, ha detto evidenziando tutti gli aspetti che rimangono ancora inspiegabili o, a suo avviso, comunque meritevoli di approfondimento. Come la voce in lingua inglese che alle 22,20 sul canale radio 16 richiama l’arrivo del traghetto, come se questo si stesse avviando verso una situazione di pericolo. Ed i misteri legati al cono d’ombra dei radar, la presenza di un elicottero abilitato al volo notturno solo pochissimi minuti dopo la collisione. O le autorità statunitensi che in un primo momento parlano di tre navi militarizzate alla fonda, undici anni dopo, nella testimonianza del capitano di vascello, diventate cinque. Ed infine la scomparsa della scatola nera.
Testa ha confessato “aspettavo questo momento da 21 anni, come i familiari delle vittime”. Ha ricordato i documenti riservati, inviati alla sua attenzione, come il rapporto sui soccorsi che parla di un coordinamento efficace solo dalle cinque del mattino in poi, quindi parecchie ore dopo l’incidente. Anche dalle sue parole sono emersi i tanti misteri che ancora avvolgono quell’incidente, come la sparizione di diverse prove. Il giornalista ha anche consegnato ai commissari una corposa documentazione di fotografie, articoli, lettere riservate. Per il presidente Lai, sono tutti “contributi per cercare di delineare il quadro giudiziario formatosi dai primi momenti successivi all’incidente fino alla celebrazione dei processi. Vogliamo acquisire quanti più elementi possibile, grazie a contributi che partano anche da punti di vista molto diversi tra loro. Come possono essere, per alcuni aspetti, le ricostruzioni degli avvocati di parte civile e dei Pm che hanno svolto le indagini.” Le audizioni della Commissione proseguiranno la prossima settimana con i giudici Grazia D’Onofrio e Maria Sammarco ed il pm Carlo Cardi che condusse il processo il primo grado. (red)
(admaioramedia.it)
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