Dopo 26 anni Alessio Bertrand, l’unico superstite uscito vivo dal traghetto Moby Prince nel disastro del 10 aprile 1991, parla e in qualche modo ritratta la versione che gli è sempre stata attribuita nelle carte processuali. “Non ho mai detto che erano tutti morti, ho detto che c’era ancora gente da salvare”, ha ripetuto per ben nove volte l’ex mozzo napoletano ad una delegazione della Commissione di Inchiesta guidata dal senatore sardo Silvio Lai che ha ascoltato la testimonianza di Bertrand a casa sua, in Provincia di Napoli.
A rivelare in anteprima il contenuto dell’incontro è un articolo del Fatto Quotidiano che riporta testualmente le parole del testimone-chiave del disastro in cui hanno perso la vita 140 persone, tra equipaggio e passeggeri, dopo la collisione del traghetto della Navarma con la petroliera Agip Abruzzo.
Bertrand, che all’epoca aveva poco più di vent’anni e si era imbarcato sul Moby Prince pochi giorni prima del disastro, era stato recuperato da due ormeggiatori del porto di Livorno quasi un’ora e mezzo dopo lo scontro, aggrappato ad una ringhiera del traghetto. Come riporta il Fatto Quotidiano, l’uomo – che non si è più ripreso psicologicamente da quella terrificante esperienza – ha ripetuto più volte ai commissari le esatte parole dette ai soccorritori ribadendo che dentro il Moby Prince c’era ancora della gente da salvare.
La testimonianza dell’unico superstite sarà decisiva, unitamente alle altre prove che stanno piano piano emergendo, per smontare definitivamente la tesi processuale, cioè che dopo soli trenta minuti dall’incendio divampato dopo la collisione tutti i passeggeri del Moby Prince erano già morti e che dunque i soccorsi non erano necessari. Tesi che, si ricorderà, ha portato all’assoluzione di tutti i responsabili dei soccorsi. Sarà a questo punto importante anche la perizia medico legale che dovrà stabilire esattamente per quanto tempo c’è stata ancora vita a bordo del Moby Prince dopo lo scontro. Perizia per la quale è stato nominato un importante staff medico-legale, guidato dal professor Gian Aristide Norelli dell’Università di Firenze, di cui fa parte anche la professoressa Elena Mazzeo, ordinario di Medicina Legale presso l’Università di Sassari. (red)
(admaioramedia.it)