Cagliari è la prima città italiana ad aver intitolato una piazza alle 140 vittime della Moby Prince. Questa mattina la città ha celebrato la Giornata del ricordo e si è stretta ai familiari delle persone (26 erano sarde) che ventisei anni fa, esattamente il 10 aprile 1991, hanno perso la vita nel terribile incendio scaturito dalla collisione del traghetto con la petroliera Agip Abruzzo. In una emozionante cerimonia alla presenza delle autorità cittadine, lo spazio antistante la Capitaneria di Porto, tra via Roma e piazza Deffenu, è stato dedicato alle vittime del Moby Prince. Una piazza che si affaccia sul mare e che, idealmente, unisce Cagliari alla rada di Livorno dove è avvenuta la tragedia.
“Questa iniziativa vuole sensibilizzare le persone verso il ricordo di quell’incidente, ma anche verso la ricerca della verità”, ha detto il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. “Non è un caso che l’Amministrazione comunale abbia scelto questa piazza, vicina al Porto e davanti al mare così da collegare simbolicamente, ma anche fisicamente la comunità al luogo in cui è avvenuta la tragedia”.
“Una piazza piccola e immersa nel traffico e nel rumore come quello che avvolse le vittime quella notte“, ha aggiunto Luchino Chessa, che oltre al padre, il capitano del Moby Prince Ugo Chessa, in quella immane tragedia ha perso anche la mamma. E da quel momento, insieme agli altri familiari delle vittime uniti nell’Associazione 10 Aprile, sta conducendo una battaglia per ottenere giustizia e verità su quanto avvenuto quella notte.
“Oggi celebriamo la giornata della memoria per ricordare i nostri cari che sono morti quella notte in maniera atroce – ha detto Chessa rievocando la tragedia –. In questa piccola piazza che, pur immersa nel traffico e nel rumore, sa dare tranquillità. La stessa tranquillità che hanno adesso i nostri cari nell’attesa che noi raggiungiamo la verità e otteniamo giustizia”.
Alla celebrazione, che poi si è spostata nel vicino Consiglio regionale, hanno partecipato anche Silvio Lai, Emilio Floris e Luciano Uras, i tre senatori sardi della Commissione d’Inchiesta istituita dal Senato nel 2015 che sta finalmente gettando un po’ di luce su questa tragedia.
Proprio il presidente della Commissione d’Inchiesta Silvio Lai ha riassunto i risultati ottenuti finora con le numerosissime audizioni. “Dalla prima fase del lavoro della Commissione, basato sulla lettura degli atti del processo, l’audizione di numerosi esperti e l’esame di nuove testimonianze emerge uno scenario della vicenda molto più grande e complesso, con elementi di verità diversi dalla verità giudiziaria che ci è stata consegnata dai tribunali”, ha detto Lai, sottolineando come, contrariamente a quanto emerso dalle lacunose carte processuali, il comportamento del comandante Chessa sia stato irreprensibile ed estremamente coraggioso (“tentò disperatamente di evitare l’impatto con la petroliera”), così come quello dell’equipaggio “che attivò corrette procedure per mettere in salvo in passeggeri: una ricostruzione significativamente diversa da quella ufficiale secondo la quale lo scontro sarebbe stato causato, almeno in parte, da una nave senza governo”.
La seconda parte del lavoro della Commissione – ha annunciato Lai – sarà concentrato sull’analisi di altri elementi ancora avvolti nell’ombra come il luogo di provenienza della petroliera, le caratteristiche del carico che aveva a bordo e il perché è stata smantellata immediatamente dopo la tragedia.
L’obiettivo della Commissione d’inchiesta – ha sottolineato il presidente della Commissione d’inchiesta – è quello “di diradare il mistero che ancora avvolge la tragedia, senza accontentarsi di una verità basata sull’incidente e l’errore umano, dimenticando l’eroismo dell’equipaggio e degli stessi passeggeri”.
Anche perché, come ha spiegato Luciano Uras, altro componente della Commissione, “emergono fatti e circostanze che cambiano sia lo scenario che gli esiti della vicenda Moby Prince, rispetto alla quale la verità giudiziaria copre responsabilità, nasconde e distorce i dati reali. E’ incomprensibile – ha aggiunto Uras – che l’assoluta mancanza di soccorsi abbia lasciato morire 140 persone senza nemmeno un tentativo di salvarle, se non quando la nave era già completamente distrutta dal fuoco”.
Nel corso della cerimonia, fortemente voluta dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, è stato proiettato il documentario “Buonasera, Moby Prince”, realizzato dal giornalista Paolo Mastino della sede Rai della Sardegna, in collaborazione con la sede della Toscana. (az)
(admaioramedia.it)