Il 10 aprile ricorrerà il 24° anniversario della tragedia del Moby Prince. In quella sera del 1991, il traghetto, comandato dal cagliaritano Ugo Chessa, e la petroliera Agip Abruzzo entrarono in collisione, ad appena 2 miglia dal porto di Livorno, e morirono tra le fiamme 140 persone per il ritardo dei soccorsi.
Luchino Chessa, medico e professore universitario, che nella tragedia ha perso il padre Ugo e la madre, Maria Giulia Ghezzano, da quel giorno non si concede tregua nella ricerca della verità sul più grave disastro della storia della marineria civile italiana. Dopo i vani tentativi di essere ricevuto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ed aver raccolto oltre 25.555 firme in un una petizione on line per chiedere “verità e giustizia sulla vicenda”, ha deciso di scrivergli l’ennesima Lettera aperta. L’ultima era stata ‘spedita’ poco prima dello scorso Natale. (fm)
«Carissimo Presidente Renzi,
il 10 aprile si avvicina inesorabilmente anche quest’anno e come ogni anno a Livorno si terrà la cerimonia di commemorazione delle vittime della strage del Moby Prince. Sono passati 24 anni dalla tragedia e ancora noi familiari attendiamo di sapere la verità nella speranza di una giustizia che plachi la nostra rabbia. È assurdo che molti di noi abbiano convissuto una buona parte della loro vita con una storia drammatica e assurda, quasi incredibile, dove il legittimo diritto di avere giustizia si scontra quotidianamente con indagini superficiali e processi inutili. Forse dopo tanti anni qualcosa sta cambiando e, come Lei sa, in Senato sta andando avanti una proposta di legge che istituisce una commissione di inchiesta parlamentare e noi familiari non ci siamo mai sentiti così vicino al risultato di avere a disposizione un strumento politico che possa fare luce sugli innumerevoli dubbi della vicenda. Come più volte Le ho scritto, oltretutto senza un cenno di risposta, Le chiedo gentilmente un suo pubblico appoggio alla nascente commissione di inchiesta, chiedendo però di renderla permanente e se possibile bicamerale, visto che alla Camera esiste una analoga proposta di Ddl a nome di Michele Piras.
Non capisco il suo silenzio, non capisco perché non può spendere anche poche parole che danno un evidente sostegno a chi in Senato e alla Camera si sta impegnando in un importante passo politico, e che danno anche conforto e forza di andare avanti a noi familiari.
E ancora perché continua con il silenzio dopo le nostre innumerevoli richieste di rendere pubblici tutti i documenti dello Stato che in qualunque modo possono essere utili alla verità, in una storia oltretutto torbida, dove le manomissioni le omissioni e i depistaggi hanno aiutato ad arrivare ad un nulla di fatto. Esistono le immagini satellitari di quella notte? Esistono tracciati radar? Esistono documenti di rapporti tra Stato e Nato su quella notte, considerando che a pochi chilometri da Livorno insisteva e insiste una base NATO, Camp Darby e in rada a Livorno c’era un numero impressionante di navi militari e militarizzare americane? Esistono documenti di rapporti ENI-SNAM e Stato che possono essere utili a capire la dinamica dell’incidente?
Bastano poche parole “apriamo gli archivi di Stato anche per il Moby Prince” ma che danno un segnale importante del Governo riguardo a questa tragedia senza verità e giustizia.
Presidente, fiducioso in un suo intervento, Le auguro una felice Pasqua.
Luchino Chessa»
(admaioramedia.it)