Antonio Gramsci si è incazzato non poco. Gli hanno appena riferito che alle celebrazioni dell’80° della sua scomparsa è giunto a Ghilarza il capo dei bugiardi del Governo Renziloni. Mai offesa più grave poteva essere proferita all’uomo che impose ai suoi nipoti di parlare il Sardo.
Gramsci, a differenza di tanti comunisti centralisti, italianisti e servi del sistema, riteneva che i giovani dovessero “succhiare tutto il sardismo che volevano” ed esortava: “si sviluppino spontaneamente nell’ambiente naturale in cui sono nati: ciò non sarà un impaccio per il loro avvenire, tutt’altro”… Ora, a sentir le parole vuote e vacue del prode De Vincenti, farlocco ministro di Stato di un mezzogiorno tradito e umiliato, ci sarebbe da indignarsi a gran voce. E, invece, il silenzio del sistema regna sovrano.
Chi ha portato in quel di Ghilarza tale innominabile personaggio che offende i Sardi ogni qualvolta proferisce indegnamente il nome della nostra terra? Siamo l’unica nazione fattasi regione per disgrazia divina che invita a commemorare uno dei suoi figli più illustri un mentitore seriale capace come pochi di imbrogliare i sardi che lavoravano e i sardi che non hanno purtroppo mai lavorato. Un profittatore di povera gente a cui questi indegni rappresentanti del governo regionale, con al seguito i soliti accoliti di partito, stendono ancora tappeti rossi. Vende e svende patti per la Sardegna, sempre più povera e disoccupata, con promesse vane e destituite di ogni fondamento.
Ho smontato più volte le cifre di questo provetto signorotto nefasto esempio del maldestro coacervo di potere tra D’Alema e Renzi. Pigliaru, invece, sempre più prono al sistema e incacapace di qualsiasi sussulto di dignità si è superato. Non solo non si ribella a contante prese in giro romane ma si bea dell’invitare stolti personaggi di Palazzo per umiliare la memoria di un Sardo vero come Antonio Gramsci. Perche il De Vicenti di turno non l’ha accompagnato dai lavoratori dell’Alcoa, della Carbosulcis, della Keller, di Ottana, di Porto Torres? Forse timore di una nuova fuga con l’elicottero? Cosa ci faceva questo signore alla commemorazione di Antonio Gramsci? Niente! Un’offesa a Gramsci e ai Sardi!
Gramsci oggi più che mai ci esorterebbe alla rivoluzione culturale del Popolo Sardo, contro i predoni italiani e i loro seguaci appena residenti in questa terra. Loschi figuri venuti in questa nostra nazione ad umiliare la Sardegna e i sardi. Non è un caso che proprio Gramsci dal carcere esortasse la sorella all’educazione più libera e sarda dei propri nipoti, i figli orgogliosi di Sardegna. Scriveva Gramsci alla sorella: “…Devi scrivermi a lungo intorno ai tuoi bambini, se hai tempo, o almeno farmi scrivere da Carlo o da Grazietta. Franco mi pare molto vispo e intelligente: penso che parli già correttamente. In che lingua parla? Spero che lo lascerete parlare in sardo e non gli darete dei dispiaceri a questo proposito. È stato un errore, per me, non aver lasciato che Edmea, da bambinetta, parlasse liberamente il sardo. Ciò ha nociuto alla sua formazione intellettuale e ha messo una camicia di forza alla sua fantasia. Non devi fare questo errore coi tuoi bambini. Intanto il sardo non è un dialetto, ma una lingua a sé, quantunque non abbia una grande letteratura, ed è bene che i bambini imparino più lingue, se è possibile. Poi, l’italiano, che voi gli insegnerete, sarà una lingua povera, monca, fatta solo di quelle poche frasi e parole delle vostre conversazioni con lui, puramente infantile; egli non avrà contatto con l’ambiente generale e finirà con l’apprendere due gerghi e nessuna lingua: un gergo italiano per la conversazione ufficiale con voi e un gergo sardo, appreso a pezzi e bocconi, per parlare con gli altri bambini e con la gente che incontra per la strada o in piazza. Ti raccomando, proprio di cuore, di non commettere un tale errore e di lasciare che i tuoi bambini succhino tutto il sardismo che vogliono e si sviluppino spontaneamente nell’ambiente naturale in cui sono nati: ciò non sarà un impaccio per il loro avvenire, tutt’altro…”.
Rileggere queste illuminate esortazioni di Antonio Gramsci e assistere, alla vigilia di Sant’Efisio e del Primo Maggio, allo sbarco in Sardegna di tali personaggi offende la dignità del nostro Popolo. Gramsci avrebbe voluto che a commemorarlo fossero quei figli di Sardegna che lottano per il lavoro e per la crescita culturale dei suoi nipoti. Si è ritrovato De Vincenti, Pigliaru e comparse varie. Ai posteri avrebbe detto: lasciatemi in carcere!
Mauro Pili – Deputato di Unidos
(admaioramedia.it)