Un sopruso sulla pelle di un popolo che arranca per sopravvivere: tra gli abitanti della seconda isola del Mediterraneo continua a tenere banco la vicenda dei vitalizi agli ex consiglieri regionali, in un clima di malessere e indignazione che crescono ogni giorno di più.
Un malessere testimoniato dal dibattito quotidiano dei cittadini e dai diversi incontri pubblici germinati sulla vicenda e rilanciato con prepotenza dal leader pentastellato Di Maio con l’annuncio dell’inserimento nella prossima manovra finanziaria del blocco dei trasferimenti alle Regioni che non avranno provveduto al taglio dei vitalizi degli ex consiglieri. Un annuncio corredato dai dati e dalle cifre inconcepibili di un esborso pubblico spropositato e illogico, che fa a pugni con la decenza e il disagio economico e sociale di larghi strati della popolazione isolana.
Stando ai documenti ufficiali, diffusi dai parlamentari Cinque stelle, il popolo sardo sborsa ogni anno 17 milioni di euro per «pagare la pensione a 312 ex onorevoli che hanno lavorato una manciata d’anni e che percepiscono in media 4.500 euro ognuno, risultando i più pagati d’Italia dopo la Sicilia». Un fatto definito “amorale” dalla compagine pentastellata, per di più evidenziato e ingigantito dal recente rilancio dell’attuale Consiglio regionale a fine legislatura, con la maldestra proposta di legge targata Partito democratico di un ulteriore stanziamento da 5,8 milioni di euro a copertura dello stato contributivo dei componenti odierni dell’Assemblea sarda.
A conti fatti, la vicenda dei vitalizi agli ex consiglieri regionali non è altro che la dimostrazione plastica della distanza incolmabile che separa in Sardegna la vita e gli interessi del popolo da quelli della sua classe politica in troppi casi autoreferenziale, abile nel sotterfugio ma piccina nella visione ideale, egoista nei propositi e spregiudicata nell’azione. Una classe da tempo messa sotto accusa da vicende come quella dei finanziamenti ai gruppi consiliari di via Roma, che a suo tempo hanno aperto uno squarcio irrecuperabile sul velo di fiducia e di credibilità al sistema dei partiti, offrendo al pubblico ludibrio lo spettacolo immorale di un potere che pensa sempre e soltanto a se stesso, a dispetto del popolo e della sua volontà. Lo spettacolo di un potere che ha un senso della cosa pubblica distorto che chiama in causa una classe politica screditata da decenni di parole insulse, fragorosi insuccessi, scandali ormai inaccettabili, su cui sembra aleggiare lo spettro di interessi non noti, padroni di ogni aspetto della vita sociale di questo lembo magnifico di terra. Interessi artefici in Sardegna di carriere sfolgoranti e di fortune inconcepibili di chi, per natura o volontà, ha scelto di stare da parte dell’ingiustizia e della sopraffazione.
Nicola Silenti
(admaioramedia.it)