I buoni propositi e la politica non sempre vanno d’accordo, spesso succede che battaglie ideologiche spese con fervore si dimostrino alla prova dei fatti contenitori riempiti di sole parole.
Questo capita in Sardegna, dove a poche settimane dalla votazione, in Consiglio regionale, della modifica alla Legge statutaria sulla parità di genere, cioè quella clausola che servirebbe a garantire la maggiore presenza femminile in politica, appare chiaro che così non è. Scorrendo le liste elettorali appena pubblicate, al primo posto si trovano i nomi degli uomini, mentre quelli delle donne sono quasi tutti al secondo posto (salvo eccezioni di blindatura dall’alto), con possibilità di elezione pari allo zero virgola. In questo modo risultano ancora più al traino degli uomini, che sono i veri attori di questa competizione.
Ma non è a loro che dobbiamo attribuire la responsabilità, ma a quella parte di donne che non contano sulle proprie qualità e potenzialità, a quelle donne che si adagiano a fare da cuscinetto, tra una candidatura maschile e l’altra, pensando di essere garantite dagli uomini. Come in altre regioni Italiane, anche da noi alcune saranno semplici comparse, riempitivo di liste per garantire il buon funzionamento del meccanismo elettorale, ma qui non vale il detto ‘mal comune mezzo gaudio’, qui è in ballo la partecipazione alla vita politica. Dubito che il cambiamento possa avvenire per mano maschile, ma confido maggiormente su quelle donne che hanno risposto ‘no’ ad un posto da outsider. Signori uomini, la prossima volta inserite anche la parola dignità, vicino a quella di genere, magari faremo più strada insieme.
Biancamaria Balata
(admaioramedia.it)