Per chi conosce la Sardegna, il Sarrabus Gerrei non passa inosservato. Località ricche di storia e di archeologia industriale, adagiate nella parte sud orientale dell’Isola.
Dal neolitico dei Menir di Goni, all’era nuragica, 2000 anni a.C., di Armungia. Dalle meravigliose colline del Gerrei, ricche di prodotti genuini e ricercati, alle incantevoli spiagge del Sarrabus, meta ogni anno di decine di migliaia di turisti. Integrate nel contesto da millenni, popolazioni che hanno contribuito alla nascita e crescita della gens sarda e del popolo italiano. Emilio Lussu, nato ad Armungia nel 1890, fondatore del Partito Sardo d’Azione, nonché uno dei padri costituenti della Repubblica Italiana, ne è una onorevole testimonianza.
Sarà pure un fatto genetico, ma queste popolazioni stanno contendendo al Giappone il primato mondiale della longevità. Al fatto genetico si aggiunge poi quello ambientale, anzi, proprio questo se ne prende gran parte del merito. Ci si sarebbe aspettato dall’Amministrazione regionale un grande riconoscimento per tutto questo. Mentre invece, in questi ultimi anni, il Sarrabus Gerrei sta subendo uno dei più grandi isolamenti geo politici dell’ultimo secolo, come se l’essere isolani non fosse già sufficiente. Per prima cosa l’isolamento sanitario. Ridimensionare l’ospedale San Marcellino di Muravera, purtroppo ne è una tragica testimonianza. Certo, ci viene detto che le riduzioni lo renderanno più appropriato, ma noi sardi sappiamo quanto spesso questo aggettivo venga usato a sproposito e contro la nostra pelle. Ci vengono prospettati elicotteri e navi spaziali, ma noi, diffidenti e testardi, non ci crediamo.
Secondo isolamento, quello stradale. Siamo vincolati a due vie d’accesso: la nuova SS 125, che collega il Sarrabus a Cagliari e che ha, per la sua pericolosità, più morti sulla coscienza che curve. Nata inadeguata e mai finita, probabile fonte di intrallazzi politici e di malaffare, come la cronaca giudiziaria di questi giorni evidenzia per altre strade della Sardegna. Altra via d’accesso la SS 387, poco più che una mulattiera, che collega il Gerrei con il Capoluogo. Oggetto in tempi recenti di opere da parte di comuni che fino ad oggi non si erano mai sentiti e che evidentemente tengono a cuore la nostra sicurezza. Selargius, con l’impianto di un semaforo intelligente al km 7.500, che e’ stato spento il giorno stesso in cui e’ stato attivato in quanto causa di file chilometriche di ore, senza nessuna necessità e contro il parere stesso dell’Anas. Mi auguro che gli amministratori che l’hanno previsto siano più intelligenti. Chi pagherà per questa incapacità organizzativa? Monserrato invece ci vuole più bene ed impianta un autovelox al km 6, in un punto che, a detta di tutti, parlo anche di casistica di incidenti stradali, non necessitava di tanto. 50 km orari che non solo rallentano e allontanano il Gerrei dal Capoluogo, ma che impoveriscono sempre di più le già povere tasche di chi ogni giorno, a costo di grandi disagi e sacrifici, la percorre. Chissà perché mi vengono in mente i briganti che tanti anni fa infestavano le strade della Sardegna derubando e razziando chi aveva la necessità di passarci sopra. Qualcuno dice che sia un tributo per la nostra sicurezza. Se fosse vero il 90% delle strade sarde si dovrebbero percorrere a 40 km orari.
Terzo, e non ultimo, isolamento. Quello informatico. Linee obsolete ed inadeguate che allontanano l’evoluzione futura della zona e di gran parte della Sardegna. Il futuro in ambito di lavoro si chiama ‘smart working’ , o più semplicemente telelavoro, o lavoro in casa propria, e sarà il sistema che aumenterà la produttività delle aziende riducendone i costi e rilanciando sul mercato lavorativo zone e lavoratori, e perché no, anche il Sarrabus Gerrei. Ma per fare questo è necessaria la digitalizzazione e il potenziamento informatico del nostro territorio. Per noi anni luce. In definitiva, oggi la nostra sensazione è quella di sentirci emarginati ed isolati dal resto del mondo, ma sono del parere che se saremo in grado, a breve termine, di determinare giuste scelte tecniche e politiche per il nostro futuro, ad essere emarginati e isolati non saremo certamente noi.
Fabio Barbarossa
(admaioramedia.it)