“La Sardinia volgarmente Sardignia, come attesta Tolomeo è circondata a oriente dal mare Tirreno, a meridione dal mare d’Africa, a occidente dal mare Sardo e a settentrione dal mare che la separa dalla Corsica”. Così inizia la Sardinia brevis historia et descriptio, scritta nel 1549 da Sigismondo Arquer e pubblicata l’anno successivo a Basilea da Sebastian Münster nella sua Comosmographia universalis.
Grazie al grande umanista cagliaritano, arso vivo per la sua opera a Toledo nel 1571, l’isola è presente nella Comosmographia; tappa fondamentale nella storia dell’umanità perché racconta il mondo allora conosciuto con un corredo cartografico mai visto prima. Non stupisce che la prima opera storico-geografica dell’evo moderno, insuperata narrazione della Sardegna, esordisca sottolineandone la sua collocazione al centro del Mediterraneo, le distanze interne, quelle dalla terraferma, in particolare dall’Africa, e il tempo necessario per percorrerle. In un’ipotetica bibliografia ad uso di chi si propone per essere classe dirigente della Sardegna l’opera di Sigismondo Arquer dovrebbe essere messa come prima; non solo per ricchezza di contenuti, per realismo nel definirli, per profondità e pragmatismo nel fotografare luci e ombre, ma soprattutto perché individua nelle fragili pedagogie delle sue classi dirigenti un vero nodo gordiano.
Abbiamo voluto iniziare questa Lettera aperta ai Parlamentari sardi la citazione di Arquer perché fu tra i primi intellettuali sardi che ebbe coscienza delle potenzialità della propria terra ma anche dei suoi oggettivi e strutturali limiti. Lo facciamo nella convinzione che i Parlamentari sardi di oggi sapranno essere più incisivi, propositivi, e risolutivi nella dialettica col governo centrale perché alla Sardegna siano conferite pari opportunità. Il lungo percorso compiuto dal Comitato per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione e da migliaia di cittadini/e sardi/e affinché sia inserita in Costituzione la dicitura “Lo stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità e dispone le misure necessarie a garantire una effettiva parità ed un reale godimento dei diritti individuabili e inalienabili” deve subito arrivare al traguardo. Lo chiedono oltre 110mila sardi e italiani che reclamano la necessità di rendere sempre più forte la coesione nazionale ed europea, specie in un momento così problematico.
Il diritto dei cittadini e delle cittadine delle isole ad avere pari opportunità, analoghi punti di partenza rispetto ai connazionali e a qualunque cittadino Europeo, è la vera interfaccia di quell’interdipendenza tra i vari stati e all’interno di questi tra terraferma e isole che i padri fondatori dell’Europa Unita sognarono. E’ necessario che ciò accada ora e non si perda altro tempo. Per quale ragione? E’ fattuale che la situazione socioeconomica e strutturale della Sardegna e delle Isole, mai come oggi è resa più grave dall’insularità, dalla distanza, dalla geografia e dalla topografia. Fattori la cui somma e persistenza, e il cui cumulo recano un pesantissimo danno, un insistente freno, sono ostativi ad ogni proposta di sviluppo. Perché nonostante i trattati comunitari e internazionali i sardi, i siciliani, e tutti i cittadini delle isole minori, continuano ad avere uno svantaggio infrastrutturale e strutturale.
Per queste ragioni si chiede che il ‘principio di insularità’ diventi un principio costituzionale, l’unico modo per colmare gli abbozzati svantaggi. L’insularità, la Specialità della Sardegna e della Sicilia sono parte dell’identità costituzionale/nazionale. Stante questa breve analisi, il Comitato promotore della Sardegna ritiene che sia venuto il momento di affrontare e risolvere il problema in modo netto, con il Vostro contributo.
Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu – Comitato per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione
(admaioramedia.it)