La recente tornata elettorale, non verrà solamente ricordata per la schiacciante vittoria della coalizione di centrodestra, il tonfo del Partito democratico e dell’enfant prodige Massimo Zedda, ma soprattutto per l’effetto ‘lumaca’ degli infiniti spogli elettorali.
Chi sperava, infatti, di veder insediati Consiglio e Giunta regionale in tempi celeri è rimasto deluso. Inutile negarlo, il rimbalzo di scatoloni colmi di plichi fra Prefettura e Corte d’appello a Cagliari è stata la triste moda di queste settimane, senza esclusione di colpi di scena nell’elezione di qualche onorevole di maggioranza. Perché, in fondo, il problema è duplice: da un lato l’inefficienza burocratica, dall’altro una legge capace di fare acqua da tutte le parti, creando ingovernabilità e continui disagi. Ne sono una testimonianza le diverse ‘staffette’ di via Roma della legislatura uscente, dove fra ricalcoli, ricorsi, decadimenti e incompatibilità, i volti alternatisi in aula sono stati di certo superiori alle statistiche.
Mai nella storia autonomistica un caso del genere e non se la passerà meglio nemmeno il nuovo corso del parlamentino isolano, dove i seggi in bilico saranno almeno tre: da quello del riformatore bosano Alfonso Marras, passando per il sindaco di Nughedu Santa Vittoria, Francesco Mura (Fratelli d’Italia), fino ad arrivare al dem Salvatore Corrias (primo cittadino di Baunei). Ma ad urne chiuse, a destare stupore è proprio il caso ogliastrino, dove non può non passare inosservato la straripante successo di Pierino Cannas, già sindaco di Villagrande Strisaili, nonché consigliere provinciale della fu Provincia d’Ogliastra. Per lui, un bottino di oltre 3.000 voti, la consacrazione come il più votato del territorio e il rammarico di un’elezione mancata per un soffio, a causa di quei quozienti che hanno martoriato gli ogliastrini, con la sola elezione di un consigliere, oltretutto di minoranza. Così come non è esente dai ‘raggi x’, la beffa cinque stelle: sei eletti tra i banchi d’opposizione, ma non il candidato governatore, Francesco Desogus, anch’egli vittima della soglia di sbarramento.
Non c’è da stupirsi, l’aver tagliato il numero dei consiglieri da 80 a 60 ha risolto poco e nulla, anzi ha aumentato i problemi: il quadro originario era infatti perfetto, garantendo una capillarità a tutte i comprensori isolani. Nessuna magia, si trattava di attuare la forbice su diarie, indennità e ulteriori benefit. Insomma, se da una parte assisteremo a casi di rappresentanza folta per alcuni territori, come l’elezione dei due Giovanni Satta a Buddusò, dall’altra ci troveremo dinanzi a situazioni paradossali, come quella della Barbagia di Belvì e del Mandrolisai che, per l’ennesima volta, non avranno nemmeno un rappresentante.
Se dalle parti di viale Trento, il presidente Solinas si è già insediato compiendo i primi atti ufficiali, nonché lavorando ai nomi di Giunta e Presidenza del Consiglio, nelle zone periferiche della Sardegna ci si aspetta un drastico cambio di rotta. Dunque, non solo l’attuazione dei punti annunciati in campagna elettorale, ma lo stravolgimento di un sistema di voto che rappresenta poche e privilegiate aree, tagliandone altre dal percorso politico e democratico dei prossimi cinque anni. Giovedì 4 aprile inizierà un nuovo corso, si spera sotto tutti i punti di vista.
Giorgio Ignazio Onano
(sardegna.admaioramedia.it)