Quote rosa, listini, listoni, doppia preferenza di genere. Da anni si discute sulla necessità di una adeguata rappresentanza femminile in Consiglio regionale, spesso ostacolata da una classe dirigente sarda ostinatamente maschilista. Il dibattito sulla presenza rosa nella politica isolana è stato rilanciato oggi da una manifestazione organizzata dalle donne della rete Heminas che stamattina, indossando il “muccadore”, fazzoletto del costume tradizionale sardo, hanno manifestato sotto i portici di via Roma chiedendo l’approvazione immediata della legge sulla doppia preferenza di genere.
Presentata due anni fa dalla consigliera del Centro Democratico Anna Maria Busia, la proposta di legge prevede semplicemente l’inserimento della doppia preferenza di genere nella scheda elettorale per il rinnovo delle cariche istituzionali in Sardegna. Ma dopo due anni continua a rimanere rigorosamente nei cassetti con il risultato che nella attuale legislatura le donne sono ancora sotto-rappresentate in Consiglio regionale: 4 su 60 consiglieri regionali.
Ma cosa pensano i consiglieri regionali di sesso maschile? Pochi, per la verità, hanno reagito a questa presa di posizione. Anche perché queste questioni, quando si sono verificate nella storia recente dell’assemblea di via Roma, sono sempre state liquidate diversamente: semplicemente con una semplicissima richiesta di voto segreto che ha consentito ai consiglieri di impallinare senza problemi le istanze delle colleghe.
Chi esprime la sua posizione su questo annoso tema è il consigliere regionale del Movimento Cristiano Marcello Orrù.“Non mi entusiasma il dibattito su voto di genere e doppia preferenza”, ha scritto in una nota. “Sono convinto che l’impegno delle donne in politica non abbia bisogno di clausole di salvaguardie o di quote riservate: ci sono tantissimi esempi di donne appassionate e chiamate all’impegno politico che svolgono la loro attività con determinazione, entusiasmo e impegno. Ma sono altrettanto convinto che prevedere riserve indiane o strumenti facilitativi per l’elezione basata sul genere sia svilente per le donne che fanno politica seriamente e con passione vera”.
Secondo Orrù è invece importante approfittare della discussione sulla doppia preferenza di genere e sulle modifiche della legge elettorale. “L’attuale consiglio regionale ha una grande occasione: quella di determinare un cambiamento della legge elettorale attualmente in vigore e facilitare il ripristino del legame tra la società sarda e il consiglio regionale – scrive -. Oggi il ruolo di consigliere è svilito da un esagerato peso politico della figura del presidente della Regione che, avendo il potere di decretare la fine della legislatura attraverso le sue dimissioni, tiene in ostaggio un consiglio regionale depotenziato e debolissimo nei confronti dei sardi. L’esperienza dell’elezione diretta è stata negativa e i fatti lo dimostrano: un consiglio regionale più debole equivale ad una Sardegna più debole anche dal punto di vista del confronto con lo Stato e con l’Europa”.
In soldoni il consigliere regionale propone di modificare la legge elettorale al fine di ritornare all’elezione del presidente della regione all’interno del Consiglio regionale. “Sarebbe una svolta molto importante e capace di dare inizio ad una nuova stagione politica e di rimettere al centro degli scenari politici l’elettore e la forza della sua preferenza data al momento del voto. Restituiamo al consiglio regionale il ruolo per cui è nato: la casa di tutti i sardi e non la dependance del presidente di turno“. (red)
(admaioramedia.it)