E’ noto che i lavori all’Hotel Mediterraneo di Cagliari, rilevato da un magnate russo che intende riqualificarlo con un importante investimento utile a creare nuovi posti di lavoro, sono stati da tempo interrotti a causa delle sanzioni prese dall’Ue nei confronti della Russia per la crisi in Ucraina.
Si sente spesso dire che l'Italia (e quindi anche la Sardegna) non riesca più ad attirare investimenti dall'estero, ma sceicchi arabi e magnati russi continuano a dimostrare interesse per parti importanti del nostro apparato produttivo, in particolar modo nel settore turistico: l'Emiro del Qatar in Costa Smeralda, altri sceicchi a Sant'Antioco, i russi acquisendo parte della Saras, probabilmente il Forte Village e lo storico Hotel Mediterraneo. Questo fatto di portata internazionale (le sanzioni alla Russia), ma dai riflessi immediati anche sulla nostra modesta economia isolana, offre lo spunto per una riflessione.
Una decisione sul prolungamento delle sanzioni nei confronti della Russia potrebbe essere presa nel prossimo Summit dell’Ue convocato per il 17 e 18 dicembre. Sta di fatto che le relazioni tra la Russia e l’Occidente sono peggiorante a causa della citata situazione. In questo quadro l’Italia, nell’Ue appare in seconda linea dietro a Germania, Gran Bretagna e Francia; nella Nato risulta gerarchicamente ancora più lontani dal capofila Usa. In tale contesto la Russia, con cui l’Italia ha consolidati rapporti commerciali e cordiali relazioni diplomatiche, può fungere da contrappeso, aumentando la nostra voce all’interno dell’Ue e della Nato. Tale opportunità rischia però di svanire se l’attuale china antirussa assunta a Bruxelles dovesse proseguire e aggravarsi.
Secondo dati Istat, nel 2013 le esportazioni italiane verso la Federazione Russa avevano raggiunto il loro massimo storico con circa 11 miliardi di euro. Nel 2014, invece, la crisi economica e le sanzioni legate alla crisi in Ucraina hanno determinato un peggioramento delle relazioni, con una riduzione delle esportazioni e una perdita netta nell’interscambio. Gli affari italiani in Russia sono soprattutto legati al settore agroalimentare, in cui la Sardegna può dare un concreto contributo, alla moda e alle eccellenze come i macchinari, la tecnologia e i beni industriali intermedi. Dall’altro lato, il turismo russo in Italia e specie in Sardegna è cresciuto negli ultimi anni in maniera esponenziale: dal 2009 al 2014 i flussi verso l’Italia sono più che raddoppiati, passando da 460mila nel 2009 a 1,3 milioni di euro nel 2014.
Del resto la storia insegna che alleanze e trattati si fanno e si disfano a seconda delle esigenze politiche od economiche. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, a un passo dal finire sotto l’orbita dell’Urss, gli Usa con il loro intervento ci hanno salvato e per questo dobbiamo essergliene grati. Sono seguiti cinquant’anni di guerra fredda e di appartenenza alla Nato utili per consolidare la nostra democrazia e il nostro sistema economico. Ma nel frattempo tante cose sono cambiate per quel che riguarda gli spazi geo-politici: il muro di Berlino è caduto, l’Unione Sovietica si è dissolta, la Russia non è più quel nemico feroce che gli Usa vogliono farci credere. L’Italia, finita la ‘guerra fredda’, ha dovuto pensare a coprire il suo deficit energetico trovando nell’area mediterranea (Algeria, Libia) e post sovietica (Russia) il suo spazio geo-economico vitale, diventando così partner commerciale di quei Paesi. La stessa Nato, a settant’anni dalla sua costituzione, si dimostra non più funzionale agli interessi geo-politici dell’Italia. Per oltre quarant’anni sono stato all’interno del sistema, operando per consolidare una società libera e democratica ispirata ai valori dell’Alleanza Atlantica. Con altrettanta onestà intellettuale sono però ora costretto ad ammettere che le cose sono cambiate e che il mondo non può essere disegnato solo dagli americani; in particolare da alcuni anni i nostri interessi geopolitici cominciano a divergere dai loro. Nell’attesa che riapra il cantiere di viale Diaz e che i dipendenti dell’Hotel – piccole pedine su una scacchiera su cui si giocano grandi interessi – possano riprendere il loro posto di lavoro, lancio come materia di dibattito l’ipotesi provocatoria di un asse italo-russo per controbilanciare quello atlantico.
Gianni Sulis – Generale di Divisione in congedo
(admaioramedia.it)
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