L’atletica leggera sarda, inevitabilmente, è costretta a vivere di ricordi. Come una bella donna guardandosi allo specchio vede le sue rughe e rimpiange la bellezza di un tempo. Il filo dei ricordi va sopratutto alla fine degli anni 90, quando poteva esibire ben quattro sprinter isolani ai vertici nazionali, figli, oltre che del vento, anche di babbo e mamma sardissimi. Ovviamente tornano alla mente anche tutti gli altri azzurri di quel periodo (Uccheddu, e Trentin in primis) e di quelli immediatamente precedenti. I campionati societari di quest’ultimo fine settimana hanno evidenziato una partecipazione veramente scarna (ai minimi storici), ma i primati personali e qualche minimo per gli assoluti, rincuorano i più ottimisti. Occorre evidenziare che i ragazzi di questa generazione atletica e i loro tecnici vanno ringraziati per quello che stanno facendo. Amano l’atletica e si impegnano quotidianamente per migliorarsi, meritano il massimo rispetto.
Se scendiamo più in dettaglio non possiamo non considerare le prestazioni di Paolo Caredda (14,93 nel triplo, pur con + 3,2 di vento) e la bella sfida sui 100 metri tra Wanderson Polanco e Francesco Carrieri (v+1,0, 10.66 e 10.68 minimo per gli assoluti A e B), con Paolo Aru terzo (10”89, +2.5), come dati incoraggianti emersi nella prima giornata. Bene anche Alessandra Marceddu che si impone con 12.08 su Federica Lai (12.19) e Cinzia Piras (12.41). Belle e combattute anche le due prove dei 400 metri con Mattia Piredda (Gonone Dorgali) che si impone con 49”68 su Marco Moi ancora al personal best (50.23 una settimana dopo il 50.30 di Sassari) e con Nadia Neri che con 57”20 prevale sulla junior Giulia Mannu (57.67). Nella giornata conclusiva i lunghisti Assia Angioi (6,15 v+1,8) e Antonmarco Musso (7,55 vento 0,099), sotto l’occhio attento di Francesco Garau, fornivano ottime performance e catalizzavano l’attenzione di un pubblico attento ad ogni particolare. Sempre nel lungo, buon esordio anche per Elias Sagheddu (Delogu Nuoro, v+3,1 7,16). Wanderson Rio Polanco (Amsicora) correva i 200 (-2,2 in 22.00). Interessante anche la prova di Marco Moi (Amsicora) negli 800 (1’56”56, in solitudine). Elisa Pintus (Shardana) lanciava il peso a 13,20 e Silvia Cabella fa 44 metri nel martello. Da segnalare anche il 4,30 dell’allievo Luca Barbini (Amsicora) nell’asta.
Ci preme affermare alcuni concetti: i risultati migliori di questo fine settimana non sarebbero stati da buttare neppure negli anni d’oro della nostra atletica. I salti hanno anche oggi degli ottimi interpreti e dei validi tecnici capitanati da un instancabile Garau. La velocità promette un riscatto qualitativo e la determinazione agonistica di atleti come Moi costituisce un valore che anche in passato sarebbe stato considerato esemplare. Grande rispetto, dunque, per chi lavora sul campo, ma certamente non si può tacere sul fatto che questa atletica non appare in grado di proporre progetti innovativi per favorire il reclutamento e la promozione dei talenti. È incapace di interagire con il mondo della scuola e raccoglie, inevitabilmente le briciole, sul piano del coinvolgimento dei giovani. I suoi dirigenti sono palesemente stanchi e rassegnati, era inevitabile dopo tanti anni. Ma non è inevitabile il riproporsi, è giunto il momento di farsi da parte, l’anagrafe lo sancisce, i risultati lo esigono, la base lo implora. C’è però un ‘piccolo’ problema: tra i dirigenti dell’atletica sarda nessuno ambisce alla successione. L’atletica ha sfornato atleti e tecnici di statura nazionale ed internazionale ma non dirigenti di pari livello, facciamocene una ragione per quanto lunga sia “Adda passà ‘a nuttata” diceva il grande Eduardo… prima o poi.
Franco Marcello
(admaioramedia.it)