Un santo senza pace, Sant’Efisio. Eppure, questo martire viene celebrato nella festa religiosa più imponente della Sardegna. Fra le più importanti del Mediterraneo.
Una delle processioni a piedi più lunghe d’Europa. La devozione verso di lui ha compiuto 363 anni. Ma, intorno a questa festa, che richiama puntualmente decine di migliaia di fedeli e curiosi, spesso nascono polemiche. Che ne turbano lo svolgimento. Nel 2003, si aprì una discussione all’interno dell’Arciconfraternita del Gonfalone, che si occupa, da sempre, di tutti i riti ed i culti legati al santo. In quella circostanza, fu contestata l’introduzione della norma che vietava agli over 60 della Guardiania di scortare a cavallo il cocchio del santo. Nel 2008, si verificò una contrapposizione tutta politica all’interno del Consiglio comunale di Cagliari, tra maggioranza e opposizione, sulla scelta del direttore artistico della manifestazione ed i relativi compensi. Nell’edizione 2018, la chiusura temporanea della cripta sotterranea, dove fu tenuto il martire, accese critiche e contrasti.
L’ultimo caso in ordine di tempo, proprio quest’anno, lo hanno sollevato gli animalisti della Lav (Lega anti vivisezione). Motivo della disputa: un presunto maltrattamento dei buoi che trainano le ‘traccas’, i carri della processione. Questi signori della Lav dichiarano: “Gli occhi dei buoi di Sant’Efisio sono però tristi e rassegnati: espressione di una schiavitù colorata ed agghindata che festa e devozione popolare non mascherano ma evidenziano”. E auspicano, per il futuro, il trasporto del santo con le braccia dei fedeli. Forse si sta esagerando. Il rispetto di una tradizione così antica e, per questo, magica è sacrosanto. Non possono essere, certo, le paranoie dei signori della Lav a modificare un rito tanto storico quanto immensamente celebrato. Lasciamo in pace Sant’Efisio. Un adagio molto efficace recita: “Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi”.
Giorgio Fresu (da “Tepilora.info”)
(sardegna.admaioramedia.it)