Se dovessimo assegnare i voti alla conferenza stampa post-alluvione del ministro Galletti, del presidente della Regione Pigliaru, degli assessori Maninchedda e Spano, del sindaco Giovannelli e soci non potremmo che dare un bel 10 per la forma e la strategia di comunicazione, un bel 0 spaccato per la sostanza del messaggio arrivato alle orecchie degli olbiesi: la responsabilità non è la nostra, ragazzi non c’è una lira, prima o poi faremo le vasche di contenimento dei fiumi che straripano ed altre cose. Chissà quando visti i tempi delle procedure d’appalto in Italia, per ora beccatevi queste nostre belle dichiarazioni, poi vedremo.
Ma chi governa e incarna un ruolo che non è di mera rappresentanza non dovrebbe usare il decisionismo? Girare risorse straordinarie alla città ed agli alluvionati? Dare segnali forti insomma? Assolutamente no, ragazzi, non fatevi strani film nella testa, la conferenza stampa era in realtà una somministrazione di narcotico ai giornalisti, e quindi ai cittadini, che ancora hanno visto poco o nulla dei fondi dell’alluvione del 2013, dove per intenderci sono morte affogate come topi un bel pacchetto di persone, in gran parte ad Olbia e dintorni. A proposito, attendono ancora giustizia. Era interessante notare la prudenza del sindaco Giovannelli (e della Giunta perché l’uomo non va lasciato solo), sui fondi da destinare per i pasti agli sfollati e agli operatori sul campo, del resto ha le “mani legate dal patto di stabilità” ed ogni errore potrebbe costargli un richiamo da parte della Corte dei conti. E’ giusto anche ricordare però gli 80mila euro buttati per realizzare, dopo due anni di inerzia, la passerella del ponte sul rio Siligheddu subito smontata per demolire lo stesso ponte che faceva da tappo al fiume che ha allagato mezza città. Ponte che ora andrà ricostruito con ulteriori spese di denaro pubblico e che se fosse stato ristrutturato a dovere subito dopo l’alluvione del 2013, forse avrebbe risparmiato la nuova catastrofe e le enormi spese conseguenti.
Ma questo non tange la maggioranza che governa il Comune, che, in combutta con Regione e Governo, preferisce rovesciare il punto di vista spiegando che la macchina delle prevenzione ha funzionato alla perfezione, glissando su quanto in tutti questi anni non è stato fatto, tentando di trasformare l’ennesimo fallimento politico in un successo clamoroso. Il ministro all’Ambiente Galletti prima di dileguarsi, perché “altrimenti perdeva l’aereo”, ha detto che per Olbia erano presenti in bilancio un bel pacchetto di milioni di euro. Peccato che fossero già stanziati da tempo (44 su 80 dalla Regione) destinati (anche) al mega progetto di recupero idrogeologico della città. E per l’emergenza 2015? Niente, ma nessuno lo ha sottolineato in conferenza stampa. Galletti poi seguendo la scuola renziana dichiara molto, ma non ama il dibattito e sfugge. Bravo Pigliaru che ha il merito di aver deviato l’attenzione dalla catastrofe “all’eccellente nucleo della Protezione civile decentrato” creato in Gallura e che ha funzionato benissimo. Insieme all’Assessore regionale ai Lavori pubblici Maninchedda ha poi espresso il disagio per le procedure degli appalti dei lavori pubblici (ma che nessuno fa nulla per cambiare) che rallentano le opere pubbliche (quali?), dimenticandosi della strada per Tempio interrotta dopo l’alluvione del 2013 da un crollo mai riparato, dove persero la vita alcune persone. Per non parlare del balletto delle dichiarazioni sulla eventuale revisione del patto di stabilità per destinare nuove risorse alle opere pubbliche servito per intortare non solo i giornalisti, ma anche i sindaci del territorio che in processione prima della conferenza stampa hanno incontrato Ministro e Presidente racimolando (forse) promesse e qualche elemosina che non risolve i problemi infrastrutturali della Gallura.
Alla fine insomma nulla di nuovo sotto il sole che sta scaldando gli olbiesi dopo la catastrofe, va in onda invece il solito copione: nessuno ancora una volta pagherà, tutti resteranno imbullonati alle loro poltrone, risorse straordinarie per ora non ne sono previste, le opere pubbliche necessarie per il territorio chissà quando arriveranno e ricordatevi, la colpa è sempre di chi è venuto prima. Ora rimboccatevi le maniche e datevi da fare, la solidarietà e le forze in campo per la ricostruzione, quelle certamente non mancano.
Stefano Merella – da Olbianova
(admaioramedia.it )
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