Devo confessarlo: mi sono preso una cotta intellettuale per Michela Murgia. Mi vergogno un po’ ad ammetterlo, ma è bene che venga allo scoperto e spieghi perché.
Cupido mi ha colpito mentre facevo il fascistometro. Le domande di quel test erano così precise e così storicamente fondate che non mi hanno lasciato scampo. Da sempre cercavo un’interpretazione convincente del fascismo, qualcosa che spiegasse le ragioni profonde di un ventennio che mi era parso complicato. E come per magia, evitandomi i noiosi e lunghi volumi di Renzo De Felice, è arrivata lei, Michela Murgia. Le sue parole sul fascismo hanno incendiato di passione il mio cuore: “fascista è, chi il fascista fa”. Musica per le orecchie di chi, come me, ama la Storia. Avrei dovuto pensarci prima. Ma purtroppo ho una mente deboluccia. La mia infatuazione, però, non si limita ai ragionamenti sull’eterno ritorno del fascismo. Nossignore. Grazie al fascistometro mi sono liberato dalle mie pulsioni presidenzialiste e maggioritarie, che mi stavano trasformando in un fascista. Devo dunque la mia salvezza alla sontuosa opera murgiana.
Questo amore intellettuale, e nel dirlo provo un forte dolore al petto, non si è accontentato dei suoi mirabili studi sul fascismo. Allo splendore e al rigore del fascistometro si è sommato, con una grazia senza pari, anche l’ultrafemminismo promosso dalla mia amata. Ella, attaccando tutti gli uomini in quanto maschi, mi ha fatto vedere la luce. Ha illuminato mirabilmente la mia mente ottenebrata dal maschilismo in cui sono immischiato (sic!) in quanto uomo. Essere maschi in un sistema patriarcale, ha sostenuto la mia Beatrice, è un po’ come essere figli di un boss in un sistema mafioso. Altra intuizione illuminante, che imbarazza anche i più celebri pensatori. Letto quel post su Facebook sono corso a fustigarmi, e ho deprecato a più riprese il mio essere maschio, ma purtroppo, fin che campo, dovrò fare i conti con questo peccato originale. Maledetta mascolinità! Eppure una soluzione ci sarebbe…
Ma veniamo all’ultima trovata che ha rafforzato la mia cotta intellettuale e che probabilmente la trasformerà in innamoramento. La mia amata ha commentato l’incendio di Notre Dame sostenendo che il colpo al cuore dell’Europa non è una cattedrale che brucia, ma “la mancanza di corridoi umanitari e la criminalizzazione delle navi civili di soccorso”. Anche in questo caso la sua intelligenza mi ha stregato. Strumentalizzare la questione migratoria e le sue tragedie per minimizzare il dramma dell’incendio di una delle cattedrali più importanti del mondo non è da tutti. Un accostamento del genere poteva essere partorito solo dalla mente della mia donna angelo. E poi, ma questo lo aggiungo io da umile interprete del suo pensiero, Notre Dame può essere facilmente ricostruita. Poco male. Del resto, è bruciato il simbolo di una cultura maschilista, colonialista e bigotta. È grave, ma fino a un certo punto.
Martino Loiacono (da “Atlantico” del 18 aprile 2019)
(sardegna.admaioramedia.it)