Se il futuro è nelle generazioni venture, allora è stata posta la pietra tombale sui destini della Sardegna, specie quella interna, con l'ausilio di scelte inaccettabili da parte della Regione.
La chiusura dei punti nascita di alcuni ospedali Galluresi, di Ozieri, di Bosa e forse di Alghero, riconduce alla sola attività dei nosocomi di Sassari e Olbia, con grande aggravio di costi ancora una volte per le donne e le famiglie.
La riorganizzazione sanitaria, se necessaria per alcune aree dell'Italia, appare una Caporetto per la Sardegna, che non ha la stessa viabilità della Lombardia o del Piemonte e soprattutto la lungimiranza della classe politica che la amministra.
Ancora una buccia di banana, nella gestione dell'Assessorato della Sanità, è data in queste ore dal mancato pagamento della legge 162 a causa dell'esercizio provvisorio nel quale è sprofondata la Sardegna. Nessuna rimessa ai Comuni degli ultimi mesi dell'anno, e conseguente preoccupazione per i prossimi a venire. Fatture non pagate per prestazioni sanitarie, assistenziali ed educative, e centinaia di operatori che aspettano la giusta retribuzione. La legge 162, unico sostegno per le famiglie di persone affette da gravi patologie, passa così da risorsa a chimera per chi, avendo un familiare in difficoltà, non puó onorare il dovuto. La legge 20 per i malati psichici invece tagliata del 50%, senza comunicazione alcuna alle famiglie, mentre a questo si aggiunge la soppressione di servizi basilari offerti fin'ora da ospedali periferici, ma fatta passare come riorganizzazione, prendendo in giro la lingua Italiana, oltrechè l'intelligenza dei Sardi.
Lo sconforto maggiore peró viene dall'atteggiamento degli amministratori locali, supini e a volte proni nei confronti delle scelte scellerate della Regione, che forse per continuità di segno amministrativo non mettono in pratica l'unico esercizio auspicabile, quello delle dimissioni.
Biancamaria Balata
(admaioramedia.it)
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