Sono stati trasferiti in alcuni punti di accoglienza, dopo le consuete visite mediche, i 435 immigrati sbarcati sabato a Cagliari, questa volta al molo Rinascita, da una nave della Marina militare tedesca, parte dei 1.230 migranti soccorsi al largo delle coste libiche mentre si trovavano a bordo di due gommoni e tre barconi. Un altro arrivo numeroso, esattamente il quinto, che ha messo a dura prova l’organizzazione dell’accoglienza che coinvolge Prefettura, Protezione civile, Forze dell’ordine, Croce rossa ed Aziende sanitarie ed associazioni, che ha visto la sistemazione di una tensostruttura di 160 metri quadri, una tenda per il posto medico, 8 allestite per le visite mediche e l’identificazione, un ambulatorio mobile per l’Unità pediatrica, un ufficio mobile di supporto, un'autobotte di acqua potabile e una logistica elettrica per tutto il campo. Grande soddisfazione per l’assessore della Protezione Civile, Donatella Spano: "La Regione ha risposto al suo meglio all'arrivo dei migranti secondo quanto concordato in sede comunitaria, nazionale e interregionale. Il dramma di queste persone che attraversano il mare rischiando la vita è un'emergenza umanitaria a cui nessuno può sottrarsi".
Tra i nuovi arrivati, la gran parte sono eritrei (342), poi somali, bengalesi, siriani, palestinesi, etiopi e marocchini, tra questi 32 minori. Nel cagliaritano ne sono rimasti 207, 130 sono andati in provincia di Sassari, 57 a Nuoro e 41 ad Oristano. Non certamente nell’agriturismo di Palmadula, a 40 km da Sassari, già noto alle cronache per la protesta di un gruppo di migranti. Infatti, dopo quesi due mesi, il titolare ha deciso di non mettere più a disposizione la sua struttura: troppi problemi e troppi incidenti (un accoltellamento lo scorso 19 luglio ed una rissa nei giorni scorsi).
"Lo sbarco di altri migranti conferma che il famigerato ‘piano B’ di Renzi consiste solo nell'utilizzare la Sardegna come grande centro di accoglienza, come ‘muro’ d'Europa sul Mediterraneo, perché il Governo è incapace di farsi ascoltare dagli interlocutori internazionali". E’ stato il commento di Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia. "Portare i migranti in Sardegna, dove non vogliono restare, significa interporre il mare tra queste masse di disperati e la meta che vorrebbero raggiungere – ha aggiunto Cappellacci – Significa anche scaricare tutte le prevedibili tensioni sulle comunità ospitanti, sui sindaci, sulle forze dell'ordine e sui volontari. Una strategia sbagliata, che alimenta gli affari degli scafisti. Dopo il mancato aggiornamento della riunione con le Regioni, promesso e finito nel dimenticatoio, Pigliaru chieda a Renzi un confronto urgente e si opponga a nuovi sbarchi fino a quando il Governo non darà sufficienti garanzie”.
Opinione condivisa anche da Salvatore Deidda, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia: “Presto in molti paesi della Sardegna ci saranno problemi di ordine pubblico e sociale – ha scritto nella sua pagina facebook – A Cagliari già centinaia di immigrati vivono giornalmente nell’illegalità, come venditori abusivi o parcheggiatori, e nei paesi passano il tempo senza sapere cosa fare. Le Istituzioni non intervengono e le cooperative continuano a lucrare sull'emergenza. Senza trascurare i problemi derivanti dall’identificazione e dagli accertamenti sanitari. Va bene l’accoglienza, ma in futuro cosa faranno?”
Nei giorni scorsi, anche Forza Nuova aveva fatto sentire la sua voce: “La preoccupazione maggiore è che la Sardegna sia stata designata a diventare un maxi centro di accoglienza di immigrati, una grande ‘isola-prigione’ dove stoccare richiedenti asilo, profughi e clandestini provenienti dai vari sbarchi nel Mediterraneo, in attesa di una nuova destinazione – ha detto Gianluca Sechi, segretario provinciale di Sassari – Il sistema di gestione dell'immigrazione da parte del Governo impone decisioni dall'alto senza ascoltare e rispettare le volontà degli abitanti del territorio e non soddisfa nemmeno gli immigrati, sempre più motivati a lasciare l'isola, non appena si rendono conto del luogo in cui sono stati confinati: una regione che non riesce a garantire il lavoro, la casa, la dignità ed il futuro nemmeno per i suoi abitanti”.
Di tutt’altro tono i commenti su facebook scritti da Michele Piras, senatore di Sel, che ha accompagnato una serie di foto scattate allo sbarco, soprattutto quelle dei bambini, con parole ironiche: “Eccoli i terroristi, quelli che ci rubano il lavoro, che invadono il nostro spazio. Eccoli i Jihadisti, i ladri, gli untori. Venite qui a guardarli negli occhi. Venite e immaginate nei loro sguardi il viaggio tremendo che hanno fatto. La sorte tragica che hanno scampato. Venite qui e provate a non piangere. Dietro quella rete donne, uomini, bambini. Volti smarriti. Non delinquenti o terroristi. Gente che fugge. Sguardi di paura. Che non ho mai visto da così vicino”. (red)
(admaioramedia.it)
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