Gli algerini che abbandonano clandestinamente il loro Paese hanno due opzioni per toccare il suolo europeo: la Sardegna o la Spagna. Quest’ultima, per ora, è privilegiata dai nordafricani, che lì arrivano anche dal Marocco: ad agosto ne erano arrivati già più di 8.000, nell’Isola ad oggi poco meno di 1.700.
La Spagna, però, ha ben altro atteggiamento verso gli immigrati rispetto alle Autorità italiane ed ha investito molto per frenare i flussi sia in sistemi di sicurezza che in sorveglianza lungo le coste (oltre che nei confini diretti con l’Africa, Ceuta e Melilla), impegno anche negli accordi per i rimpatri nei paesi d’origine, sopratutto Marocco e Algeria. Infatti, quando gli ‘harraga’ (termine dialettale algerino per indicare coloro che partono verso l’Europa in modo irregolare) arrivano in terra spagnola vengono fermati ed imprigionati nelle strutture destinate ai clandestini, con muri molto alti e filo spinato (come dimostrano alcune foto postate nella loro pagina “HaRaGa Dz”) e si disperano per la loro condizione.
Come documenta un video, pubblicato su una pagina Facebook algerina, nel quale alcuni immigrati raccontano la loro avventura, dimostrando di non conoscere i tempi della loro detenzione, né quale futuro gli sarà riservato dalle autorità spagnole, arrivando addirittura a pentirsi di essere partiti.
“Stiamo vivendo una vita assai difficile, una merda, siamo in una prigione e gli uomini della guardia ci trattano male – racconta il primo ragazzo – Non stavamo bene in Algeria perciò abbiamo rischiato la vita per venire qui, ma ora è ancora peggio”. Poi, un giovanissimo racconta: “Sono minorenne, ma mi hanno messo insieme ai maggiorenni”. La disperazione ed il disagio è forte, fino ad invocare Allah: “Vogliamo la libertà. Facciamo i bisogni dove mangiamo e dove dormiamo. Alcuni vogliono tornare addirittura in Algeria”. (fm) (ha collaborato Ahmed Tahtah)
(admaioramedia.it)