Terminato il G7 dei trasporti a Cagliari ed espletati i due ballottaggi per i Comuni di Oristano e Selargius, può serenamente riprendere la routine degli arrivi di immigrati in Sardegna. Domattina al porto cagliaritano, verso le 8, una nave militare spagnola porterà 800 persone, parte di quelli soccorsi nei giorni scorsi al largo delle coste libiche. Anche in questa occasione, l’ormai collaudato sistema dell’accoglienza utilizzerà il Terminal crociere del molo Ichnusa, dove avverranno le visite mediche e l’identificazione.
Intanto, la Prefettura di Cagliari sta lavorando per individuare le strutture dove trasferire gli immigrati e considerando che nel frattempo non sembra ne siano state individuate altre, la soluzione possibile, come raccontava Arsenico sul nostro giornale, sia quella di fischiettare “Aggiungi un posto al Centro che c’è un immigrato in più, se sposti un po’ la branda stai comodo anche tu”, chiedendo alle strutture già attive di fare un ulteriore sforzo. Con l’arrivo di domani, la Sardegna toccherà quota 3.500, numero che nel 2016 era stato superato solamente con lo sbarco del 24 luglio, esattamente il settimo, mentre quello di domani sarà il quinto dall’inizio dell’anno. Stranamente, però, da fine aprile il Dipartimento Immigrazione del Ministero dell’Interno ha fatto sparire dal “Cruscotto statistico giornaliero” (pubblicato in rete) i numeri della ripartizione regione per regione, che quotidianamente vengono comunicati dalle Prefetture. Sparizione avvenuta proprio qualche giorno dopo la riflessione di Arsenico, pubblicata dal nostro giornale il 20 aprile: in tema di immigrazione la matematica sembra un’opinione. Perciò, la contabilità degli arrivi va tenuta in proprio.
“È folle che tutto si fermi per la sicurezza dei ministri, mentre non c’è alcuna considerazione per quella quotidiana delle nostre città – ha protestato Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia – La ripresa degli arrivi è una presa in giro verso i cittadini. Sarebbe questo il risultato del vertice del presidente della Regione con il ministro Minniti? Ancora una volta il Governo usa la Sardegna come terminal dove deviare i flussi di migranti diretti verso altre zone d’Europa. Si alimenta così un sistema che ormai poco ha dell’accoglienza umanitaria ed è ormai un business della tratta di persone umane e si scaricano tutti i problemi sulle forze dell’ordine e sui cittadini. Chi non ha il coraggio di opporsi farebbe bene a dimettersi”.
Protesta condivisa da Fratelli d’Italia: “Siamo al totale disprezzo di quello che pensano i cittadini – ha detto Salvatore Deidda, portavoce regionale – Continuando con questa politica degli sbarchi si vuol dire sfidare la pazienza di chi ad oggi ha tenuto sempre comportamenti e toni civili. Pigliaru ha dichiarato di aver chiesto il rispetto delle quote ma anche un bambino capisce che il 2% o il 3% è riferito al numero di arrivi e in questo caso quello che sta accadendo è proprio questo: ne arrivano altri 800 domani e ne arriveranno anche nelle prossime settimane visto che il Governo non intendere attuare il blocco navale che da tempo chiediamo. I Governi di centrosinistra riempiono le città di immigrati”.
Intanto, nel fine settimana c’era stato anche l’ennesimo sbarco nel Sulcis di clandestini provenienti dall’Algeria: dodici uomini ed una donna con tre barchini erano arrivati a Sant’Antioco, Porto Pino e Teulada. Poco meno di 400 gli arrivi dall’inizio dell’anno, praticamente il doppio dello scorso anno, se si considera che al 31 luglio 2016 erano stati 295. Anche in questo caso, gli sbarchi sono avvenuti poche ore dopo la fine del vertice dei ministri dei trasporti a Cagliari: “Una sospensione di due giorni nonostante le condizioni ottimali del mare, a pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca – ha commentato Luca Agati del Sap Cagliari – Ciò lascia intendere che c’è la possibilità di sospendere gli arrivi ma non la volontà di interromperli. Tutti i poliziotti intervenuti a supporto del G7 sono ripartiti evidenziando inesorabili quali sono i limiti del nostro apparato, divise comprese. Si spendono tanti soldi in parate e sicurezza delle personalità, dimenticandosi di chi ogni giorno lavora in strada, risparmiando proprio su abbigliamento, strumentazioni e sicurezza degli operatori. Siamo ancora costretti a comprarci le divise per poterci cambiare una maglietta ed un pantalone ogni giorno, la divisa operativa è ancora un miraggio per tanti uffici come la Polizia stradale, ancora costretta a capi vecchi e non più adatti al servizio”. (fm)
(admaioramedia.it)