Sfiducia, disistima e un’irritazione che tracima ogni giorno di più in rabbia. I sentimenti dei cittadini sardi verso il sistema sanitario regionale sono un vero e proprio campionario di pulsioni negative, il retaggio di una somma di esperienze amare e vicissitudini inenarrabili che pregiudicano ogni possibilità di fiducia e di stima verso chi lavora per la salute dei cittadini. Un atteggiamento che si spiega con i disagi quotidiani di chiunque abbia la malasorte di dover prenotare una visita, richiedere un certificato o pagare una prestazione che troppo spesso lascia insoddisfatto chi, per i casi della vita o per necessità, si trova costretto ad averci a che fare. Uno sguardo intossicato che in troppi casi finisce per coinvolgere in questa disistima indiscriminata anche i tantissimi operatori che a tutti i livelli, si tratti di medici, infermieri o semplici impiegati, svolgono il proprio compito con responsabilità e sincero spirito di servizio.
E’ in questo clima di sfiducia imperante che si troverà a muovere i primi passi da neo assessore Mario Nieddu, il dentista nuorese, in quota Lega, incaricato dal governatore Solinas di scuotere dalle fondamenta il ciclopico e inefficiente apparato della sanità sarda. Spetterà proprio al nuovo Assessore il compito di dare seguito all’ambizioso progetto della nuova Giunta regionale di intervenire con il bisturi sulla riforma della Asl unica e della rete ospedaliera varata tra infinite riluttanze e unanimi perplessità dalla Giunta Pigliaru: un programma d’intenti che sembra annunciare un cambio di registro se non addirittura un nuovo corso per tutto il comparto sanitario, e a cui va dato sulla fiducia il merito di aver riacceso le speranze di una collettività smaniosa di un cambiamento che assomigli a una vera rivoluzione. Una rivoluzione che dovrà intervenire a piedi uniti su un monumento vetusto e in larghi settori distanti dalla modernità, tra una burocrazia resistente a ogni cambio di stagione politica e un familismo che sembra continuare a regnare indisturbato a dispetto della pelle dei pazienti sardi, costretti sempre più a fare le spese di ritardi e inefficienze e a ingoiare l’amaro calice del ricorso alle strutture ospedaliere del Continente, con annesso corollario di ritardi e disagi tipici della famigerata continuità territoriale, aerea o marittima che sia.
Una situazione insostenibile per i tanti cittadini sardi che assolvono regolarmente e puntualmente i propri doveri fiscali, e che si ritrovano in cambio una moneta inadeguata e spesso sfrontata e arrogante, come sa bene chiunque abbia avuto la mala sorte di imbattersi in uno sportello pubblico indegno del vivere civile, in un impiegato negligente oppure in un sanitario incompetente. Facile quindi comprendere quanto possa diventare incontenibile l’intolleranza del cittadino a pratiche e costumi fuori dal tempo, quasi che anche nel mondo globalizzato di oggi, la qualità dei servizi erogati al pubblico e delle relative prestazioni dipendesse dal destino, dal senso d’umanità singola del medico o dalla clemenza dell’amministratore di turno. E non si trattasse invece di ciò che ormai facciamo fatica a chiamare col proprio nome, anche quando dare un nome a questo bisogno popolare di una sanità giusta ed efficiente sarebbe semplice e quanto mai elementare: un sacrosanto diritto.
Nicola Silenti
(sardegna.admaioramedia.it)