Per la crescita e lo sviluppo del settore turistico è indispensabile trovare qualche cosa d’altro per lavorare oltre la stagione estiva. Un grosso contributo potrebbe darlo il golf e vi è la necessità di creare un buon numero di campi. L’iniziativa dovrebbe esser presa dagli imprenditori del settore con una valida partecipazione dei Comuni e di chiunque altro interessato.
Questo è nel generale interesse della crescita del lavoro e dell’occupazione ma anche della salvaguardia e utilizzazione delle proprie risorse. Si dovrebbe creare un’ampia rete di campi per portare turisti-giocatori fuori del periodo estivo, quando altrove molti campi sono chiusi. Vi sono nel mondo circa 50/60 milioni di giocatori, nella sola Europa sono almeno 5/6 milioni, per lo più gente che può spendere.
In Sardegna abbiamo un ottimo clima, avremmo tutte le possibilità di ospitare i golfisti in tutti i mesi dell’anno, se vi fosse un congruo numero di campi e un’adeguata organizzazione per portarli qui, superando la difficoltà dei trasporti. Quest’anno a Is Molas, lo splendido campo di Pula, nel periodo festivo tra Natale e l’Epifania ha soggiornato qualche centinaio di turisti-golfisti riempendo albergo e campo. Se nella zona vi fossero stati più campi sarebbero potuti essere interessati altri alberghi che però erano chiusi. E’ evidente che un movimento consistente risolverebbe anche i problemi dei viaggi: certamente le varie Compagnie aeree metterebbero a disposizione voli e aerei senza necessità di sostegni e sovvenzioni che ci creano tanti problemi e difficoltà con la Comunità europea. Nei pochi altri campi non avviene la stessa cosa: il Pevero, nella Costa Smeralda, non ha interesse a portare turisti-golfisti, è frequentato prevalentemente da soci che hanno proprie residenze e non vanno negli alberghi. Altra situazione a Is Arenas, un campo con pochi soci locali e qualche problema di sopravvivenza in quanto dopo aver venduto le ville della lottizzazione non vi sono più risorse per una gestione ordinaria e la manutenzione. Villasimius è troppo limitato, può lavorare solo in estate e con i pochi golfisti locali. Vi sono altri piccoli campi che non hanno capacità di attrazione, spesso non sono collegati ad alberghi e non possono o non sanno fare una politica comune.
Un’ipotesi da approfondire e studiare è quall di realizzare un sistema di 30 campi distribuiti in gruppi di 3-4 nelle zone dove esistono già strutture dell’ospitalità adeguate. Il sistema di campi non dovrà esser legato alla speculazione immobiliare, ma realizzato su terreni non utilizzati, da concedere a cooperative o associazioni, con finanziamento del Credito sportivo del Coni. Non devono essere terreni pregiati o rocciosi o dove occorrano grandi costi di trasformazione, si dovranno creare riserve di acqua, anche se si useranno erbe che ne richiedono poca, con impiego di concimi o antiparassitari non maggiori di un’azienda agricola. Dovrebbero sostenersi con le quote d’ingresso che i golfisti pagano per giocare con cui si potrebbe ripagare l’investimento e coprire le spese di gestione. Non si dovrebbero investire soldi ma soprattutto iniziativa e lavoro, non è semplice ma si può fare.
Un percorso di medio livello ha una superficie attorno ai 70 ettari, costa circa 5 milioni di euro e potrebbe esser ripagato in 20 anni. L’importanza è farlo lavorare, per un singolo campo è molto difficile ma con un sistema di molti campi si potrebbe creare un’organizzazione adeguata. Con 30 campi si potrebbero portare almeno 2/300.000 golfisti all’anno, principalmente nel periodo di bassa stagione, con 1 milione e più di presenze. Se in ogni campo giocassero 100 golfisti al giorno, pagando un gree-fee di 30 euro (importo molto ridotto, generalmente il prezzo è maggiore), si incasserebbe 1 milione all’anno, che per metà servirebbe per ammortizzare il mutuo e per metà le spese di gestione, personale, manutenzione. Un esempio concreto: ad Alghero, dove esistono aree agricole idonee, con 4 campi di golf si potrebbero portare giocatori che farebbero registrare 120.000 presenze, pari ad un 20% delle attuali. Sarebbero in media 10.000 presenze al mese, di cui 70.000 nei sette mesi in cui prevalentemente gli alberghi lavorano poco o sono chiusi. Vi sono le tenute agricole di Surigheddu e Mamuntanas, un tempo splendide aziende private, poi fallite, acquisite dalla Regione ma semiabbandonate, utilizzate prevalentemente come pascolo brado. Sono oltre 1.300 ettari di magnifico terreno sprecati, addirittura con proprie ampie riserve d’acqua. Le idee come utilizzarle sono poche, si parla di privatizzazione ma in effetti non si fa nulla. In passato vi era l’intenzione di realizzarvi due campi di golf, uno del Comune l’altro degli albergatori, ma finora non è stato fatto niente.
Vi sarà presto un’importante occasione: è stata assegnata a Roma la Ryder Cup 2022, una prestigiosa gara tra una squadra americana ed una europea. Certamente porterà in Italia molti turisti-golfisti che in parte potrebbero venire in Sardegna se vi fosse un certo numero di campi per ospitarli. Se fossimo in grado di organizzarci sarebbe un’opportunità straordinaria di farci conoscere.
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)
12 Comments
Luca Noli
Queste sono le idee che NON servono allo sviluppo turistico della Sardegna…????
Paolo Dessole
Dai dati raccolti nel corso degli ultimi 10 anni su campi da golf 18 buche, non riesco a capire come si possano spendere soli 500 mila euro per la gestione e manutenzione. Gentile sig. Leccis, le sarei grato se volesse fornirmi maggiori dettagli, onde approfondire i miei studi. Cordiali saluti.
Paolo Dessole
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