Contrordine compagni. Lo scienziato orgolese Gianni Lovicu già scopri quindici anni fa – dna alla mano, niente chiacchiere da archelogi d’accatto – che la Sardegna era la patria del vino nel Mediterraneo.
I nuragici esportavano anfore vinarie in tutto il mondo, allora conosciuto quando i Fenici ancora cacciavano capre selvatiche a Tiro. E scoprì, inoltre, che furono i Sardi a inventare il Cannonau (e non gli spagnoli), il quale ha originato circa il 70% dei vini rossi presenti al mondo Il Centro Conservazione Biodiversità dell’Università di Cagliari ha stabilito che anche la Malvasia (oltre alla Vernaccia) non è stata importata qui dai monaci, ma si coltivava a Bosa da millenni.
Infatti, nel nuraghe Sa Osa, tra Cabras e Riola Sardo, sono stati trovati dei ‘protofigoriferi’ contenente circa 15.000 semi, oltre a semi di melone, noccioli, noci, leguminose, fichi. Il tutto risalente a oltre tremila anni fa. E quindi, i sinistri archeologi secondo i quali la Sardegna pendeva dalle invenzioni straniere possono andare a quel paese anche nel settore vite, vino e derivati.
Il problema è però un altro: la Sardegna ha mai pensato a valorizzare turisticamente queste ricchezze? Ma neppure per idea: i nostri politici erano troppo occupati a distribuire incarichi e consulenze sul nulla.
Il Giardiniere
(sardegna.admaioramedia.it)