I risultati di questo primo turno di Amministrative nei capoluoghi – da Genova a Oristano – dovrebbero far riflettere i vertici del centrodestra, sia nazionali che sardi.
Sul piano nazionale è emersa una volta per tutte, al di là di ogni irragionevole dubbio, la solidità indiscutibile di un dato storico e matematico: l’unico sistema elettorale che in Italia rende possibile – anzi probabile – la vittoria del centrodestra è il sistema maggioritario. Con o senza doppio turno, con ballottaggio o senza ballottaggio, inglese, francese o anche aramaico, una cosa è certa: maggioritario dev’essere, da lì non si scappa. Quindi Berlusconi dovrebbe spiegare perché, anziché lavorare per rifondare e allargare una coalizione altamente competitiva con il maggioritario, insista su un proporzionale che regalerebbe la vittoria al Pd nonostante la crisi del partito di Renzi e di tutta la coalizione di centrosinistra. Finché il centrodestra non risolverà questo equivoco, il ritorno al governo è probabile più o meno quanto il volo carpiato degli asini.
Veniamo ora alla Sardegna. Qui bene o male una legge elettorale per vincere le regionali ci sarebbe e il risultato di Oristano dimostra che l’obiettivo è altamente possibile. Ma per vincere, per tornare al governo della Regione, non basta la legge elettorale e neanche il disastro senza precedenti combinato da Pigliaru e dalla Giunta più insulsa e incapace che la Regione abbia mai avuto. Al centrodestra sardo manca un progetto politico condiviso capace di cementare una coalizione e di conquistare il consenso degli elettori sardi. Un programma che coinvolga i cittadini e metta in secondo piano candidature e ambizioni personali di tizio o di caio, per non parlare dei tanti semproni sempre a caccia di incarichi e poltrone.
Non conosco nel dettaglio gli interna corporis del centrodestra in Sardegna e so di esprimere giudizi che provocheranno in qualcuno, e forse in più di qualcuno, irritazione e fastidio. Pazienza. Da osservatore segnalo cosa si capta all’esterno e cosa percepiscono i Sardi: un’alleanza in crisi di contenuti e di facce nuove, uomini e donne. Poche idee e troppi galletti – alcuni ormai spennacchiati – che passano il tempo a beccarsi tra loro anziché rimboccarsi le maniche per buttar giù un programma di governo della Sardegna e proporlo ai cittadini-elettori.
Manca ancora abbastanza tempo alle elezioni ma non si può perderne altro. Prima di conoscere il nome del candidato che guiderà il centrodestra, i Sardi devono sapere cosa si intenda fare su lavoro, trasporti, strade, turismo, agricoltura, industria, sanità, zone interne, lotta allo spopolamento, alla dispersione scolastica e via elencando. È arrivato il momento di finirla di procedere alla spicciolata. I leader oggi in campo riuniscano in una grande assemblea tutto il centrodestra sardo, i partiti ma anche i gruppi e le associazioni, le intelligenze – sono tante e giovani – che finora non hanno trovato spazio o modo di dare il loro contributo a quella che dovrà essere una grande battaglia politica per il governo della Sardegna.
Roberto Casu
(admaioramedia.it)
One Comment
Roberto Murgia
Certo, il problema è proprio la legge elettorale… Vi piace vincere facile? A migliorare i programmi e a fare autocritica proprio no, invece.