Dici Vicenza-Cagliari e la Storia reclama il suo tributo. Dici Vicenza-Cagliari e la mente torna a quella fredda domenica pomeriggio del gennaio di quarantasei anni fa. Del resto basta volgere lo sguardo verso la porta alla destra della tribuna e l'azione si ripete quante volte vuoi in una sorta di loop infinito: Bobo Gori che resiste alle spallate del difensore vicentino e riesce a rimettere la palla verso il centro dell'area quando ormai sembra che stia scivolando via; Domingo che salta come mai in vita sua e la colpisce con la parte alta della fronte e indirizzandola verso il centro dell'area; Luis Riva da Leggiuno, citando Brera, che sfida tutte le leggi della natura e si libera in cielo colpendo la palla con il suo potente mancino una una sorta di gancio arrivando laddove nessun'altro essere umano avrebbe mai potuto pensare fosse possibile. Sembra che anche il tempo si fermi per consentire al Mito di compiere il suo meraviglioso gesto per poi riprendere il proprio corso nel momento in cui il pallone, scagliato, gonfia la rete alle spalle dell'esterefatto Pianta, entrato anche lui, inconsapevolmente, nella storia.
Ma anche il presente reclama la sua piccola dose di notorietà e quindi scacciamo la malinconia fissando però quella porta magica sperando che chiunque e in qualunque modo riesca a perforararla e a far uscire dallo stato di crisi nel quale, una squadra che avrebbe già dovuto staccare il biglietto per la serie A, si dibatte gettando tutti noi tifosi nello sconforto più assoluto. La formazione che ha messo in campo oggi mister Rastelli è apparsa ben equilibrata ma l'impressione che si è ricavata, soprattutto nei primi minuti di gioco, è che il Cagliari nell'ultimo mese non abbia perso solamente tre gare su quattro, ma anche sicurezza e consapevolezza dei propri mezzi. La partita, pur viaggiando su ritmi veramente blandi, fa vedere a occhio nudo una differenza di valori tecnici e organizzativi che i nostri avrebbero dovuto sfruttare. Ma, leit motiv dell'intero campionato, dove non arrivi con l'organizzazione di gioco, arrivi con la qualità dei singoli. La partita viene decisa così da Farias nel corso del primo tempo, allorquando nel giro di dieci minuti fa espellere il suo diretto avversario Pinato che lo abbatte per due volte al 34° e al 41° minuto meritandosi l'uscita anticipata dal terreno di gioco; e da Melchiorri che, subentrato all'inizio della ripresa per Tello, al 22° minuto e al 44° minuto del secondo tempo serve dapprima un assist per l'ex di turno Cinelli, e conclude successivamente una bella iniziativa personale facendo un gran goal di destro. Di positivo registriamo il recupero di Ceppitelli, importantissimo e di Munari la cui presenza a centrocampo, in luogo dello spento Joao Pedro, ha dato equilibrio e ordine tattico. Festeggiamo un risultato positivo ma mi risulta inspiegabile l'atteggiamento remissivo della squadra che dopo aver segnato il primo goal, anziché spingere per chiudere la partita, è arretrata di venti metri ed ha permesso ad un Vicenza, che aspettava solo il colpo di grazia, di creare delle azioni in cui avrebbe potuto anche realizzare il momentaneo pareggio. Chiudere una partita con cinque difensori contro una squadra in inferiorità numerica non è un gran bel segnale di fiducia nei propri mezzi. Salviamo la vittoria ma le analogie con quella meravigliosa partita del '70 finiscono qui. E quella porta è rimasta giustamente inviolata: nessuno dei protagonisti di oggi avrebbe meritato quel privilegio. Forza Cagliari.
Riccardo Orani (Consulente finanziario)
(admaioramedia.it)
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