Questa mattina a Cagliari, in piazza Yenne, dalle 10, il Sap Sardegna (Sindacato autonomo di Polizia) organizza un presidio composto da poliziotti fuori servizio e rappresentanti giunti da tutta la regione, per sensibilizzare la cittadinanza sul disegno di legge in discussione in Parlamento per l’introduzione del “reato di tortura”.
La necessità di voler comunicare con i cittadini cagliaritani, nasce dalla volontà di informare loro sulle assurdità contenute nel disegno di legge, già approvato dal Senato; riteniamo infatti che ci sia molta confusione in merito, dettata da chi vorrebbe che questo disegno ideologico contro le divise si concretizzasse.
Si vuole a tutti i costi inserire nell’ordinamento il reato di tortura, sebbene vi siano numerosi reati (sequestro di persona, lesioni dolose, abuso d’ufficio) che puniscono chi si macchia di queste orrende condotte, prevedendo pesanti aggravanti per chi indossa una divisa. Il disegno di legge nasceva come un reato proprio: non si voleva pertanto colpire tutti gli atteggiamenti legati alla condotta della tortura, come ad esempio lo sfruttatore della ragazza costretta a prostituirsi; no, solo il poliziotto che nell’ambito delle sue funzioni pone in essere condotte nei confronti del fermato o dell’arrestato.
Leggendo tra le righe del disegno di legge, traspare la possibilità di essere denunciati per aver cagionato acute sofferenze psicologice: chi potrà certificare dinanzi ad un giudice una così intima angoscia non certo riscontrabile con certezza come un livido o un trauma? Qualunque poliziotto sarà esposto a questo genere di denuncia aprendo risvolti giudiziari e spese legali non di poco conto. Ed ancora, tra le pieghe di questo scempio, possiamo notare come possa essere colpita, duramente tra l’altro, l’istigazione alla tortura: l’istigazione non esiste per reati ben più gravi come la pedofilia o esagerando condotte mafiose. Se un pedofilo istiga un altro perverso a rapire una ragazzina con lo scopo di abusare di lei, non può essere incriminato; un poliziotto o un magistrato che diranno ad un collega “vai dall’arrestato e comunicagli che se non collabora passerà la sua vita in galera” potrà essere incriminato. Assurdità!
Il dire no all’introduzione del reato di tortura non vuole essere un modo per nascondere chissà quali nefandezze ad opera dei poliziotti; anche a Cagliari il Sap ha dotato i propri iscritti delle telecamere sulle divise (spy pen) per filmare gli interventi e chiede a gran voce gli stessi sistemi negli uffici e nelle auto sul territorio; pretendiamo che il nostro operato venga messo sotto ai raggi X affinché sia sostenuta la tutela sia del poliziotto che del cittadino. E’ per questo che il Sap si oppone con forza a tutto ciò, volendo coinvolgere tutti i cittadini cagliaritani ad un’attenta riflessione, visto che i primi a subire le anomalie di questo progetto saranno proprio loro.
Luca Agati – Segreteria Provinciale Sap Cagliari
(admaioramedia.it)
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