I beni culturali sono tra le principali risorse utilizzabili per lo sviluppo del turismo. Vi sono parecchie iniziative e imprese (in qualche caso enti pubblici, molte private, piccole cooperative o società, circa un centinaio, dove lavorano un migliaio tra soci e dipendenti) che gestiscono questi beni svolgendo un’attività complementare al turismo. La loro funzione è importantissima, fondamentale per lo sviluppo e l’ampliamento del turismo, ma si trovano in una posizione ambigua, di precarietà e soprattutto di scarsa considerazione. Già è negativo il principio che non possano autogestirsi, gli introiti vanno ai Comuni che non sempre li investono per la promozione specifica. Le imprese ricevono, tramite i Comuni, un contributo dall’Assessorato regionale della Cultura, che non si occupa di turismo, che fa bene il suo lavoro ma non è quello della promozione turistica. Certamente tra i vari soggetti è difficile la concertazione per una politica di sviluppo e valorizzazione. Soprattutto l’eccesso di burocratizzazione danneggia aziende e operatori, a cominciare dal ritardo con cui ricevono i contributi.
E’ sopravvenuta una complicazione: la Regione riduce il contributo all’85%, il resto dovrebbe metterlo il Comune. Il principio è giusto ma l’applicazione può comportare che le società di gestione debbano rinunciare alla differenza e questo significherebbe la parziale chiusura. E’ certamente un sistema da rivedere.
Il Museo archeologico nazionale di Cagliari è una vera eccellenza, i visitatori nel 2015 sono stati 70.826, in diminuzione rispetto all’anno precedente quando furono 85.841. Circa la metà gratuiti, per la festa del 1° maggio, l’ingresso nelle prime domeniche di ogni mese, la manifestazione Monumenti aperti. Non si conoscono le provenienze e altri particolari. E’ possibile che vi sia una ricaduta sulle presenze negli esercizi dell’ospitalità locali ma è difficile evidenziarla.
Un altro grande sito è il Compendio Garibaldino di Caprera, dove le visite sono state 76.890, 30% gratuiti (79.600 nel 2014), il più visitato in Sardegna. Si può constatare una notevole diminuzione rispetto agli anni passati (2010 e 2011 oltre 100.000) dovuta in parte alla situazione economica generale ma soprattutto all’elevato costo del viaggio da Palau a La Maddalena e poi del proseguimento per Caprera. Anche qui potrebbe esservi una corrispondenza con le presenze.
Molte zone archeologiche sono in concessione ai Comuni. Senza fare una classifica, tra le più organizzate e visitate vi è certamente la Reggia nuragica di Barumini, dove il Comune ha creato una Fondazione con proprio lo scopo di evitare la precarietà di gestione e lavoro. Le visite dell’area archeologica sono state nel 2015 poco meno di 72.000, a Casa Zapata 31.000, nel Centro servizi 14.500, il totale è 117.000 (in aumento rispetto agli anni precedenti), ma si può presumere che questo non sia il numero dei visitatori, alcuni avranno visitato più luoghi per cui è probabile che il numero realistico sia quello della Reggia. Dovrebbero essere 40.000 stranieri e 32.000 italiani di cui un terzo sardi. Non si conoscono alcuni particolari: quante scolaresche (in passato erano attorno ad un 6-7%) ed i passeggeri delle navi da crociera. La maggior parte sono nel quadrimestre estivo, oltre il 60%, quelle di agosto 19%, da confrontare con le percentuali di presenze turistiche complessive in Sardegna, rispettivamente 83% e 28%. Barumini e l’intera Marmilla hanno un ridotta ricettività per cui si ha una modesta ricaduta. Importante è comunque l’occupazione, vi lavorano 52 persone a tempo indeterminato anche se magari con orari diversi e ridotti. E’ un interessante esempio di quello che può offrire questo settore. Comunque tutta la Marmilla – dove non vi sono molte possibilità di lavoro – è impegnata sul proprio importante patrimonio culturale costituito, oltre che dalle zone archeologiche, anche da Musei e chiese dove si trovano notevoli opere d’arte (retabli, altari e statue di legno estofado de oro) ed altre valide iniziative: si valuta che ogni anno le visite siano attorno a 200.000.
A Nora le visite sono state 58.675 (10% gratuiti), non si sa quante di stranieri, il 7% dovute a crociere. L’affluenza comincia ad aprile e continua fino ad ottobre, con punte ad agosto e settembre (entrambi circa 17%). La gestione è affidata ad una cooperativa locale dove lavorano 17 persone con rinforzi nei mesi di maggior attività. Vi dovrebbe essere una certa ricaduta sui numerosi alberghi della zona, comunque non sembra che vengano turisti fuori del periodo estivo per visitare il sito. Non si sa come il Comune utilizzi gli introiti. A Cabras nel Museo civico archeologico le visite sono state 69.120, alle rovine della città di Tharros 62.384, alla Torre 20.021. Vi è stato un notevole incremento rispetto al passato dovuto ai Giganti di Mont’e Prama, ma sono aumentati anche i visitatori di Tharros e della Torre. Non sono i più visitati, ma il totale dei biglietti venduti è il più elevato, oltre 160.000 (anche se non si conoscono i dati complessivi dei vari musei di Cagliari). Gli italiani sono il 65%, il resto stranieri. Le presenze sono per il 90% nel mesi da maggio a settembre. La gestisce una cooperativa e gli occupati sono una trentina. La ricaduta è scarsa, non vi sono molti esercizi ricettivi della zona. Sembra che il Comune intenda dedicare parte degli introiti a cartelloni pubblicitari sulle strade statali vicine, sempre meglio che niente, ma forse servirebbe qualcosa di più fuori dell’Isola.
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)
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