Dopo le indiscrezioni, pubblicate oggi sul quotidiano “L’Unione Sarda”, di un’inchiesta della Procura di Cagliari a carico dell’ex governatore Ugo Cappellacci, appena eletto alla Camera dei deputati nelle liste di Forza Italia, su una presunta tangente di 80mila euro per un finanziamento di 750mila euro ad una società, l’esponente azzurro si era difeso nella sua pagina Facebook.
“Sono tornati, puntuali come un orologio… leggo di una vicenda giudiziaria che forse dovrebbe essere meglio definita come una infamia colossale, perché il termine bufala non basta a descriverla. Nomi, numeri, vicende che non conosco ne ho mai conosciuto. Mi si dice che avrei fatto pressioni su assessori e funzionari: totalmente falso. Mi si dice che avrei ottenuto in cambio un tornaconto economico con complesse articolazioni societarie: totalmente falso. Tutto totalmente privo di fondamento, in radice. La tangente di cui avrei beneficiato non esiste e non è mai esistita. Le persone che avrebbero messo in piedi questi artifici non le conosco e ne le ho mai conosciute. Sono estraneo a tutte le vicende descritte”.
Dopo qualche ora, al termine di una riflessione sul da farsi, citando una frase di Martin Luther King (“L’ingiustizia in qualsiasi luogo è una minaccia alla giustizia, dovunque”), Cappellacci ha annunciato che fino a quando non sarà aperta un’indagine per individuare il responsabile della diffusione della notizia, accertando la responsabilità di chi usa illegalmente le vicende giudiziarie come ‘arma politica’, farà lo sciopero della fame: “Lo faccio per me, per i miei figli, per i tanti cittadini onesti vittime della ‘giustizia’ e per una Giustizia vera, alla quale vorrei poter ancora credere”.
Il Neodeputato ha elencato anche i suoi guai giudiziari (Fideuram, Cisi, Ila, Municipalizzata di Carloforte, alluvione di Olbia): “Sono nomi che per me rappresentano anni di vita bruciata, di dolore con indagini, fango e infamie che poi si sono risolte in archiviazioni, proscioglimenti e assoluzioni. Ho subito delle pene da innocente. Nessuno mi ha mai chiesto scusa, nessuno ha pagato per la sofferenza causata a me e alla mia famiglia”.
Poi, l’accusa indirizzata alla ‘longa manus’ che ha fatto diventare un’indagine riservata (“tanto assurda quanto fantasiosa, un atto coperto da segreto istruttorio, sia a tutela dell’indagine stessa che dell’indagato”) una notizia da pubblicare sul giornale, che, secondo Cappellacci, l’aveva ricevuta almeno cinque giorni prima delle elezioni (“con l’evidente intento di condizionarne il risultato: un illecito penale gravissimo”): “Questo atto, i cui contenuti mi sono oscuri, risalirebbe al novembre scorso. Ho già urlato la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono addebitati, ma è giunto il momento di urlare ancora di più per dire basta alle ingiustizie. Non posso continuare a tacere e subire. L’ho fatto per anni, ho subito in silenzio e con dignità ma è arrivato il momento di non tacere più”. (red)
(admaioramedia.it)