Con un’ordinanza, il Comune di Golfo Aranci aveva vietato l’uso degli apparecchi per il gioco d’azzardo in tutto il territorio comunale, cosi’ il sindaco Giuseppe Fasolino aveva dichiarato guerra alla ludopatia, vietando l’installazione in locali a meno di 500 metri dai luoghi considerati ‘sensibili’ (istituti scolastici, luoghi di culto, impianti sportivi e centri socio-ricreativi, parchi gioco, spiagge e centri di aggregazione in genere come il lungomare cittadino), che, data la conformazione geografica del paese, sostanzialmente lo vietava ovunque.
Ma il Tar Sardegna, accogliendo l’istanza cautelare contenuta nel ricorso di una società di gioco contro il Comune, ne ha sospeso l’efficacia: troppi i cosiddetti ‘punti sensibili’, troppo ampie le aree circostanti precluse, che “si traduce in un divieto di esercitare l’attività all’interno dell’area urbana”.
Sul tema della ludopatia, è intervenuto Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, primo firmatario di una proposta di legge presentata nei giorni scorsi, assieme ai tre colleghi del gruppo Sardegna (Orrù, Fuoco e Contu), che riprende quella già depositata nella passata consiliatura. “Chi gioca d’azzardo è già sconfitto – ha sottolineato – I numeri della ludopatia sono allarmanti, sia per quanto riguarda i tanti sardi affetti dal disturbo, sia per l’ammontare delle cifre giocate nell’Isola”.
Nella proposta si chiede di attivare politiche di informazione e di dissuasione nei confronti dei giocatori, di premiare con incentivi quelle attività commerciali che rinunciano ad avere nei propri locali le slot machine ed a impedirne la presenza vicino ai luoghi sensibili, come chiese e scuole. Solo a Cagliari nel 2016 sono stati giocati 116 milioni di euro nelle slot machine e nelle videolottery: “Una cifra quasi tripla rispetto a quanto il Comune spenda nei servizi sociali o a quanto i contribuenti cagliaritani paghino per la Tari. I dati regionali sono in linea con quelli del capoluogo, senza eccezioni e anzi con significativi aumenti riscontrati nelle zone dell’isola più in crisi. La situazione è seria e non può più essere ignorata. La Sardegna, nonostante i dati allarmanti riscontrati in tutti i Comuni, è tra le poche regioni a non essersi ancora data una propria normativa. Non possiamo permettercelo”. (red)
(admaioramedia.it)