Funtanazza day: “Perché io so’ io e voi nun siete un c….” (Biancamaria Balata)

Sarà perché siamo ormai alla fine di questa calda estate, sarà perché è stato dichiarato il "Funtanazza day”, ma il mio umore non è dei migliori. Quindi ho deciso di distrarmi, così mi è capitato di rivedere un bellissimo film annoverato tra la migliore cinematografia nazionale: “Il Marchese del Grillo”.

Uno spaccato della vita romana agli inizi dell'800, dove il grande Monicelli riesce a costruire, intorno al personaggio del Marchese Onofrio (Alberto Sordi), le azioni e le malefatte del potere della nobiltà papalina che governava lo stato Vaticano. Ebbene, più scorrevano le immagini e più ci ritrovavo somiglianze coi tempi e con personaggi della vita amministrativa e politica regionale. Il Popolo Sardo lo identificavo nella figura del falegname ebreo, Oreste Piperno, schernito e ridicolizzato dal potere, mentre lo stesso Marchese ed il suo alter ego, il povero carbonaro, l'uno furbo l'altro sciocco, mi ispiravano ben altri nomi. Figure strategiche ed intercambiabili nella dinamica del film con una alternanza nei ruoli, funzionale alle operazioni non sempre ‘edificanti’ del Marchese Onofrio, invece qui di ‘edificante’ c'è tanto!

Dove il potere aiuta l'arrogante, con la stessa facilità con cui schiaccia il più debole. Complicità insomma. Un po’ come potrebbe starci nel rapporto tra un amministratore ed il segretario del partito d'appartenenza. Più continuava la visione della pellicola e più similitudini trovavo con alcune modalità comportamentali di oggi, fino al botto finale con la frase clou dello straripante Marchese: "Mi dispiace, ma io so' io e voi nun siete un c….".