E’ simpatico Filippo Tortu, con quel suo modo così pulito e semplice nel raccontare l’impresa storica dell’atletica italiana. E’ simpatico quel giovane sardo-brianzolo, così come lo era suo padre Salvino, amico caro negli anni dell’adolescenza al Liceo Dettori di Tempio Pausania.
Nessuna meraviglia dunque se quel giovane figlio, emulando le gesta paterne, abbia tratto vigore dalle radici sarde per imprimere maggiore potenza al suo sforzo atletico. Che bello sentirlo dire “mi sento di appartenere a questa terra”, tatuata sul suo fianco, oltre che nel cuore, e vederlo sventolare la bandiera dei quattro mori vicino a quella italiana. E’ simpatico Filippo perché il suo messaggio di atleta va oltre il bellissimo successo nel battere il record italiano, scendendo sotto i dieci secondi nei 100 metri.
E’ anche un invito rivolto ai suoi coetanei a lottare per raggiungere un traguardo agognato e a quelli della mia generazione che nulla è perduto, se il sogno dei genitori può venire concretizzato dai figli. E’ simpatico perché quando parla di Sardegna i suoi occhi brillano come i graniti del Limbara e poco conta che sia nato in una ricca terra come la Lombardia se trae la sua forza dal vento di maestrale che increspa il mare di Gallura.
Impariamo tutti ad amarla almeno come la ama Filippo, portando alta, anche idealmente, quella storica bandiera, nel conseguire successi e tagliare traguardi con la consapevolezza che dietro ogni impresa c’è tutto il Popolo sardo a sostenerlo, proprio così come ha fatto in questi anni papà Salvino.
Biancamaria Balata
(admaioramedia.it)