Dall’invenzione della macchina fotografica, al millennio dei social network e dei selfie, il compito dei linguaggi dell’arte si è completamente ridefinito, non ci si è più preoccupati di copiare la realtà, la necessità è divenuta elaborarla, questo ha conferito all’artista dalla rivoluzione industriale in poi lo status d’intellettuale.
Da dove passa e da cosa è scaturita questa rivoluzione? Proprio dalle Accademie. Claude Monet studiò pittura all’Accademia Suisse a Parigi; Edouard Manet si formò sotto la guida del maestro accademico Thomas Couture (per ceppo materno discendo da lui e da un suo passaggio borbonico, Cuturi è il mio cognome materno); Camille Pissarro si formò all’Ercole des Beaux Art e all’Accademia Suisse; Pierre Auguste Renoir si formò all’Ecole des Beaux Arts; Paul Cézanne frequento l’Accademia Suisse. Pablo Picasso, non proprio un genio qualunque, venne iniziato all’arte dal padre, José Ruiz Blasco, maestro di disegno, per poi perfezionarsi presso l’Accademia di Belle Arti di Malaga, soltanto allora si mosse verso Parigi, dove c’era un’altra Accademia. A Parigi, Picasso incontrò Braque, che studiò in un’Accademia di Belle Arti, a Le Havre, dove incontrò Raul Dufy e Othon Friesz (protagonisti della pittura Fauve). Fernand Léger si formò all’Accademia Julian; Amedeo Modigliani, con tanto di salute cagionevole, tra l’Accademia di Belle Arti di Livorno, quella di Venezia e quella di Firenze, poi partì anche lui per Parigi, dove trovò un’altra Accademia e altre storie d’artisti. André Derain si formò sotto la guida di maestri esperti e frequentò diverse Accademie di Belle Arti. Georges Roualt passò per l’Accademia di Parigi, dove ebbe per maestro un certo Gustave Moreau, e per compagni di corso Matisse, Albert, Marquet e Henri Manguin. Kees Van Dongen si formò presso l’Accademia di Rotterdam; Ernst Ludwig Kirchner frequentò la scuola libera del nudo a Monaco; Otto Dix insegnò all’Accademia di Dresda (venne licenziato nel 1933, appena Hitler s’insediò al potere); George Grosz si formò nella scuola di Arti Decorative a Berlino; Max Beckmann si formò presso la Kuntschuele di Weimar. Wassily Kandinskij si formò presso l’Accademia di Monaco, sotto la guida di un certo Friedrich Von Stuck; Paul Klee si formò presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco; Paul Klee insegnò alla Bauhaus e poi all’Accademia di Dusseldorf (dove venne licenziato dai nazisti perché ritenuto d’origine ebrea); Eduard Munch si formò nella scuola d’Arti e Mestieri a Oslo; Oscar Kokoshka si formò pressi la scuola delle Arti Decorative di Vienna. Giacomo Balla si formò presso l’Accademia Albertina di Torino; Carlo Carrà si formò presso l’Accademia di Belle Arti di Brera; Giorgio De Chirico si è formato all’Accademia di Monaco; Hans Arp si formò alla Kuntschule di Weimar. Kurt Schwitters si formò all’Accademia di Dresda; Francis Picabia si formò presso l’Ecole des Beaux Arts di Parigi.
Questi artisti, passando per le Accademie, rivoluzionarono il mercato e con il loro linguaggio hanno rivoluzionato le grandi capitale europee, che hanno attraversato con i loro studi, la loro formazione e la loro residenza. Ancora oggi la vita culturale delle metropoli e delle Accademie, che hanno attraversato, ruota intorno a un turismo legato a loro come cardine di tutta la Storia dell’Arte contemporanea. Provando a fare un esercizio di stile, si può ragionare su come dalla fine dell’Ottocento gli artisti isolani siano stati costretti ad emigrare per frequentare un’Accademia. Eppure qualcuno immagina Cagliari come Parigi, pensa di fare in via Roma chiusa al traffico un boulevard dell’arte cagliaritana, ma con quale elaborazione di contenuto, quale sarebbe l’Accademia di Cagliari che hanno attraversato i giovani artisti cagliaritani del domani? L’idea imperante nell’Isola è quella che gli artisti debbano essere mobili, non radicati nel territorio, formarsi altrove e possibilmente (perché no a Parigi?) e non tornare più.
In fondo, il trend isolano dell’arte contemporanea è quello di celebrare vetusti e defunti (usato sicuro) isolati sul posto, come avviene al Macc di Calasetta con Costantino Nivola, Maria Lai, Salvatore Fancello, Pinuccio Sciola, Antonello Ottonello, Lalla Lussu e Ruben Montini (che vetusto o defunto non è, ma si è formato e ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, e tra Manchester e Londra per risiedere a Berlino). Artisti anziani ed emigrati in residenza balneare è di fatto la visione politica materializzata della mobilità, ma non solo. Cultura cagliaritana è anche la “Notte bianca” dello shopping. A proposito, “Notte bianca” è un quadro di Munch, conservato presso la Galleria nazionale di Oslo, dove un paesaggio notturno innevato è animato da sagome scure in primo piano, che paiono personaggi oscuri e minacciosi.
Domenico Di Caterino
(admaioramedia.it)