Eravamo l’isola dei cavalli. Eravamo un’eccellenza nazionale dello sport equestre. Ma questo solo fino ad oggi.
A seguito della valutazione, effettuata alla data del 31 dicembre 2017, dal Ministero delle Politiche agricole, gli ippodromi sardi sono stati tutti declassati e Chilivani, Sassari e Villacidro non avranno più l’abilitazione alle corse. Tra tutti gli impianti sardi, il più prestigioso e storico il “Don Deodato Meloni” di Chilivani merita uno speciale approfondimento sulla sua attuale condizione.
Se è vero che la mannaia ministeriale ha agito col suo solito metodo, altre colpe hanno enti nostrani e volti noti della politica sarda. Lo smembramento di un territorio non avviene mai dalla sera alla mattina, ma ha mandanti che vengono sempre da lontano. In questo caso, un Presidente di Regione che decretò il declassamento da ippodromo regionale a impianto comunale ed una sinistra amministrazione comunale che, per creare un nuovo consiglio d’amministrazione, si caricò sulle proprie deboli spalle il peso insostenibile della gestione di un ippodromo, ormai staccato dall’Istituto Incremento Ippico della Sardegna.
Le conseguenze sono immaginabili, con decine di addetti e lavoranti di quel mondo costretti a spostarsi in zone dove l’economia legata al mondo dei cavalli viene trattata da persone lungimiranti.
Assistere allo smembramento sistematico di un territorio è qualcosa di doloroso, almeno quanto sapere che gli attuali amministratori perseverano nell’errore. Si potrebbe chiudere con una battuta sagace, quella frase nota a tutti i viaggiatori delle ferrovie (“A Chilivani si cambia”), ma l’animo mio e di tanti ozieresi non ha più voglia di sorridere. Speriamo solo di non dover suonare anche il De Profundis.
Biancamaria Balata
(admaioramedia.it)