Prosegue nell’Isola la polemica dopo l’approvazione della legge sul riordino del sistema delle autonomie locali, avvenuta lo scorso 27 gennaio in Consiglio regionale. La riforma, che ha come padre l’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, rappresenta un vero e proprio ponte tra il passato, con il ritorno alle quattro province storiche, e un futuro incerto, dato dal totale stravolgimento dell’assetto geopolitico sardo. Il quadro del provvedimento si presenta complesso e contorto, oltre che essere accusato di ‘cagliaricentrismo’. Infatti, il Capoluogo godrà di un ruolo ancor più incisivo e privilegiato grazie alla Città metropolitana (450.000 abitanti), composta da 16 comuni e caratterizzata da una serie di importanti competenze. Sassari ingloberà una Rete metropolitana di 250.000 abitanti, di cui faranno parte, tra gli altri, Castelsardo, Alghero e Porto Torres. Nuoro, Olbia, Oristano e, se unite, Carbonia e Iglesias saranno Città medie. Le Unioni dei Comuni dovranno essere composte da un minimo di 10.000 abitanti o da 4 comuni corrispondenti alle ‘regioni’ storiche della Sardegna. Le Reti urbane avranno le stesse funzioni (cultura, viabilità, turismo, sport, rifiuti), con la sola differenza che al loro interno ci saranno una o più città medie. La neonata Provincia del Sud Sardegna comprenderà, invece, il territorio della vecchia provincia di Cagliari meno l’area della città metropolitana. I restanti quattro enti intermedi manterranno le funzioni principali su strade, scuole e ambiente e saranno governati da commissari fino alla loro eventuale definitiva cancellazione.
Nelle realtà periferiche il dissenso si presenta più marcato, trovando il malcontento degli amministratori comunali. Particolarmente sensibili al tema i sindaci della Barbagia e del Mandrolisai, fortemente preoccupati dall’ennesimo atto che colpisce un territorio, ad oggi spogliato di numerosi servizi: “Con questa legge si è proprio toccato il fondo – spiega Angelo Nocco, presidente della comunità montana Barbagia-Mandrolisai, nonché sindaco di Meana Sardo – Servivano accorgimenti diversi, volti a non gettare nel dimenticatoio il nostro comprensorio zonale. Nella riforma Erriu non appare nessuna misura volta a contrastare lo spopolamento, ad apportare vantaggi fiscali e migliorie ai trasporti. A farla da padrone sono solamente i tagli. Sono anni che sentiamo promesse come quella di rompere l’isolamento geografico delle zone interne, senza tuttavia vedere risultati concreti. La trasversale sarda che ci dovrebbe collegare con l’Ogliastra ne è un concreto esempio. Andrebbe iscritta tra le opere strategiche del Mezzogiorno e realizzata mediante dei fondi Cipe e Psc. Questa riforma crea un divario tra i grandi centri e i nostri, non facendo altro che aumentare i disagi e privare i comuni di competenze.”
Sulla stessa linea anche Laila Dearca, sindaco di Teti “Sono abbastanza delusa. I tagli arrivano sempre puntuali, delle opportunità di sviluppo invece nessuna traccia. I nostri paesi sono lasciati in balia delle onde e dimenticati dalle istituzioni regionali. La legge potrebbe aver senso qualora venissero garantiti almeno dei servizi minimi ai cittadini. Tutto ciò invece non avviene. Non riesco a comprendere la logica di risparmio che sta alla base di questa forbice. La spesa dei nostri comuni, se rapportata a quella degli altri enti ammonta al solo 7%; regioni e grandi amministrazioni detengono rispettivamente il 20% e il 70%. L’assessore Erriu sostiene che con questa riforma Cagliari godrà di un ruolo maggiormente centrale, capace di garantire la crescita del capoluogo e del suo hinterland. Appare logico domandarsi perché le stesse misure non vengano adottate anche nelle zone interne al fine di evitare l’emorragia dello spopolamento. Il problema è che continuiamo ad essere snobbati con le nostre richieste. Se si vuole rimettere in moto la nostra zona servono oggi più che mai, dei punti franchi, volti ad attrarre degli investimenti imprenditoriali. Non secondari per ordine di importanza, sarebbero anche gli interventi volti alla tutela delle politiche giovanili e del lavoro. Prima di calare riforme dall’alto i legislatori si dovrebbero recare nella nostre comunità, constatando di persona la situazione di difficoltà che ad oggi viviamo.”
Giorgio Ignazio Onano
(admaioramedia.it)
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