Una situazione a dir poco allarmante, che stenta nel vedere all’orizzonte delle via d’uscita. E’ il triste quadro che aleggia fra i piccoli comuni italiani, sempre più abbandonati a se stessi e vittime dei tagli nazionali e regionali. Infatti, le recenti politiche sono sempre più protese ad ingrassare le grandi città e a spolpare le aree periferiche. La conferma è nei gridi di battaglia dei sindaci di mezzo Paese, costretti a sopperire alle numerose incombenze con scarne risorse finanziarie e coi servizi a singhiozzo. Dinanzi alla mancanza di ascolto e impegno da parte degli istituzioni, nascono le proteste di massa e le mobilitazioni ormai estese in tutte le regioni con a richiesta unanime di impedire la morte delle zone più svantaggiate, minacciate da accorpamenti fra gli enti e soppressioni.
In questa direzione, oggi, la manifestazione “Orgoglio comune”, in programma a Volterra, storico centro toscano nella provincia di Pisa. Organizzano l’evento l’Amministrazione comunale, l’Associazione Comuni dimenticati e l’agenzia di stampa “Impress”, sui temi della sanità pubblica, dell’identità, del territorio, della difesa della salute e delle comunità locali. Di pomeriggio, ci sarà un corteo che si snoderà lungo le vie cittadine, un flash mob ed un dibattito pubblico, “Fusioni di comuni e diritto alla salute nelle aree periferiche”. Dalla Sardegna ci sarà una delegazione di amministratori comunali barbaricini, desiderosi anch’essi di battersi per la salvaguardia dei propri centri.
“Partiamo dal nostro territorio per alzare la voce contro la fusione delle piccole realtà – spiega Maurizio Cadau, vice sindaco di Belvì – Tutto ciò che è stato costruito nel corso degli anni, con tanta fatica e numerose battaglie, oggi viene messo a serio rischio dalla malapolitica di Stato e Regione. Sanità, istruzione, trasporti sono solamente alcuni degli ambiti vittima del disinteresse delle istituzioni. Chiediamo che i nostri paesi vengano valorizzati e non marginalizzati ulteriormente. Insieme ad altri centri italiani, ci impegneremo per andare a firmare un documento congiunto, dove esprimeremo tutto il nostro malcontento per la fase attuale.”
Gli fa eco Laila Dearca, sindaco di Teti: “I nostri comuni pagano oggi più che mai un prezzo altissimo, grazie ad uno Stato maligno che cerca di sopprimerli. Se pensiamo poi ai tagli regionali, ci troviamo dinanzi ad una miriade di problemi, complici delle normative più restrittive rispetto a quelle nazionali. I piccoli enti devono essere resi maggiormente efficienti. Opportuni si rivelerebbero degli investimenti nelle zone interne. Sono favorevole ad associare i servizi e le politiche sociali, in quanto per poter aver un ruolo cruciale è necessario aggregarsi. Ogni giorno assistiamo a vere e proprie strumentalizzazioni mediatiche, da parte di deputati, che anziché apportare dei tagli alle proprie indennità continuano a prendere di mira le nostre realtà. E’ doveroso ricordare, che queste ultime costituiscono solamente il solo 7% della spesa nazionale. Gli sprechi vanno ricercati nell’apparato centrale. Ci batteremo per il bene delle entità locali.”
Sulla stessa linea anche Flavia Loche, primo cittadino di Tonara: “Viste le numerose adesioni, credo che ‘Orgoglio comune’ sarà solamente un primo passo, per far comprendere a chi ci governa che anche i piccoli enti locali hanno voce in capitolo. Sarebbe fondamentale, che nei nostri centri vengano garantiti dei servizi, sia abbattuta l’elevata tassazione e contrastato lo spopolamento con delle misure significative. Un reddito di residenza potrebbe rivelarsi importante. Finora si è vista solamente una politica incapace di valorizzare le nostre comunità, ma bensì di generare continue restrizioni e tagli.”
Giorgio Ignazio Onano
(admaioramedia.it)
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