Intanto che Doddore Meloni riposa in pace, almeno si spera per lui, e i suoi eredi forse avranno da risolvere qualche pendenza con l’Agenzia delle Entrate, il nuovo indipendentismo sardo avanza senza preoccuparsi del risultato fallimentare che ne seguirà. Micropartiti indipendentisti potranno al più ambire a qualche poltrona in Consiglio regionale, se individuano il cespuglio giusto cui affiancarsi prima delle prossime Elezioni regionali.
Dopo la disastrosa esperienza di Michela Murgia, con “Sardegna Possibile” e il gruppo di micropartiti il cui nome era già un programma (“Progress”, “Gentes” , “Comunidades”), si affaccia all’orizzonte la nuova associazione “Sardos” capitanata da Anthony Muroni, ex direttore del quotidiano “L’Unione Sarda”, diventato famoso per le sue lotte contro gli imprenditori continentali, i militari occupanti dell’Isola o i ladri di sole e vento. L’indipendenza energetica dovrebbe essere uno dei primi punti di un programma veramente indipendentista, ma Muroni si è sempre scagliato contro gli investitori in impianti eolici e fotovoltaici, in quanto ‘stranieri’, senza che nessuno abbia mai impedito a un imprenditore sardo purosangue di fare la stessa cosa.
Un popolo indipendentista dovrebbe anche pensare a difendersi o alla sua sicurezza, ma Muroni, dando ampio spazio anche nel giornale di cui era direttore, ha sempre aizzato i gruppetti di ‘scansafatiche’ isolani, chiamarli attivisti per una causa cosi sciocca ci pare eccessivo, nelle varie incursioni antimilitariste presso i poligoni di Capo Frasca, Teulada o Perdasdefogu. Nessun indipendentista sardo spende una sola parola contro le orde di migranti clandestini che arrivano frequentemente in Sardegna, sia grazie alla connivenza degli amministratori regionali con le politiche di accoglienza del Governo nazionale che semplicemente con i barchini dall’Algeria.
Per non parlare dell’industria, questa per gli indipendentisti in salsa sarda crea soltanto inquinamento, e quando questo non c’è lo si inventa di sana pianta creando casi giornalistici che sistematicamente si dissolvono in breve tempo con dei nulla di fatto, lasciando però inevitabili strascichi nell’opinione pubblica, comunque sensibile alle questioni ambientali. Basti pensare a quelli che credono a tutto e che sono andati a votare per il referendum per evitare che in Sardegna si costruissero centrali atomiche o depositi per le scorie nucleari. In Sardegna, una sciroccata che sposta la posidonia di fronte ai pontili Saras diventa una macchia scura determinata da fuoriuscite di petrolio e inquinanti della raffineria, il nero non è solo il colore delle alghe. Oppure il caso Fluorsid: si sono riempite le pagine dei giornali, ma, a parte qualche situazione ancora in attesa di chiarimento da parte della Magistratura e degli organi di controllo ambientale, la circostanza specifica si è rivelata l’ennesima propaganda degli ambientalisti nostrani che cavalcano qualunque lotta antindustriale possa prospettarsi all’orizzonte. Per non parlare di Pier Franco Devias (Liberu) e dei RossoMori, che, più rossi che mori, stanno cercando il mercurio, arsenico e metalli pesanti sotto la 131 che secondo loro risalgono alla vecchia miniera d’oro di Furtei, e nessuno fa nulla per bloccare nuovamente l’unica strada statale che abbiamo, dato che solo da poco è stata completata ed è pienamente funzionale.
In ogni caso, alle prossime elezioni ci saranno i nuovi indipendentisti, qualcuno sarà pure eletto, come è successo per il perito agrario Gavino Sale, l’ultimo che è riuscito a entrare in Consiglio regionale, i quali, una volta che trovano la poltrona, anche se per breve tempo, si godranno il meritato riposo dalle battaglie utili solo a se stessi.
Energhia
(admaioramedia.it)