Qualche giorno fa, la denuncia sui media del ritrovamento, dopo le piogge incessanti dei giorni scorsi, di un cumulo di rifiuti lungo la strada Fluminimaggiore-Arbus, con l’accusa a sproposito della maleducazione umana e il solito odio dell’uomo per l’ambiente, tanto che, per alcuni, sarebbe meglio che ci estinguessimo, secondo la propaganda maltusiano-ecologista del mainstream mediatico.
La discarica che è venuta alla luce, perché di questo si tratta, è una vecchia discarica di rifiuti solidi urbani del Comune di Fluminimaggiore, risalente agli anni ’70 e in disuso dagli anni ’90, come tante ce ne sono in ciascun comune della Sardegna, i famosi ‘immondezzai’ comunali. Tutte queste discariche, ormai coperte da strati di terreno e in alcuni casi alberi e cespugli, sono latenti nel territorio isolano, ma basta una stagione particolarmente piovosa, come quella di quest’anno, o un incendio, come quello dello scorso anno a Quartu Sant’Elena, per far si che gli ‘ambientalisti’ sardi scoprano l’acqua calda, ovvero che negli anni l’uomo si è comunque dovuto liberare dei rifiuti che produceva. Nel tempo certo è andata aumentando la sensibilità verso l’ambiente, ma ciò che ancora non è presente in certe frange di individui, è la capacità di comprendere che non tutti i rifiuti possono essere riciclati e/o riutilizzati.
Ogni qual volta si parla della costruzione di un nuovo termovalorizzatore subito si scatenano i puristi dell’ambiente, sostanzialmente gruppi ideologizzati, più o meno organizzati in associazioni ‘verdi’, che dispongono dei megafoni dei media, che spesso utilizzano per alimentare notizie false e infondate su presunti danni ambientali o alla salute, nel breve o nel lungo termine. Gruppetti che trovano poi una pletora di persone ignoranti e disposte a credere a qualunque cosa, anche priva di fondamenti scientifici, che diffondono queste informazioni attraverso Facebook o altri social, denunciando amministratori pubblici o imprecando contro l’umanità intera che non merita di vivere su questa terra.
Stranamente, i termovalorizzatori esistono in tutte le nazioni europee, cosiddette più ‘civili’ di noi. Forse in Olanda, in Austria e in Germania, per citare solo alcuni stati, esistono termovalorizzatori che non inquinano? In Sardegna, solo per citare l’ultimo caso dell’inceneritore di Tossilo e il suo ammodernamento, reso possibile dopo che il Consiglio di Stato, lo scorso luglio, ha ribaltato la sentenza del Tar Sardegna che bocciava la realizzazione del nuovo termovalorizzatore, le proteste per la costruzione dell’impianto sono senza fine. All’estero quella dei rifiuti viene considerata una filiera industriale vera e propria, in cui l’immondizia diventa una risorsa preziosa, tant’é che le varie nazioni europee continuano a ricevere tonnellate e tonnellate di rifiuti dall’Italia, e che smaltiranno a caro prezzo, pagato da tutti gli italiani.
E’ evidente che attraverso nuovi termovalorizzatori tutti i rifiuti attualmente presenti nelle vecchie discariche comunali potrebbero essere conferiti e trattati, permettendo sia il recupero ambientale dei luoghi sia la creazioni di tanti posti di lavoro nella nostra regione, dove le persone prima che di inquinamento moriranno di stenti. In Sardegna a farla da padrone sono l’ignoranza e gli approcci ideologici cui si aggiunge l’inettitudine della cattiva politica, incapace di prendere decisioni che possono sembrare a volte impopolari, ma che possono portare beneficio a tutti i Sardi.
Energhia
(admaioramedia.it)