Diceva Hegel che “se la realtà non coincide con la teoria, tanto peggio per la realtà”, allo stesso modo ci si ostina a voler trovare inquinanti delle zone di Macchiareddu e Santa Gilla nell’aria, nell’acqua e nei terreni, legate alle attività industriali della Fluorsid.
I monitoraggi svolti dall’Arpa Sardegna tra fine maggio e fine giugno, dopo lo scoppio del caso Fluorsid, con il relativo presunto disastro ambientale, non hanno permesso di trovare nello stagno di Santa Gilla gli inquinanti che chi ha montato il caso giornalistico si aspettava. Forse perché gli inquinanti non erano presenti? La macchina giornalistica che si è attivata per denunciare i presunti scarichi contaminanti nella laguna di Santa Gilla avrebbe dovuto quantomeno fare delle indagini preliminari sulle attività e i risultati pregressi dei controlli che la Asl fa prima dell’immissione nella vendita nei principali mercati sardi delle decine di quintali di cozze e arselle prodotte dal Consorzio ittico Santa Gilla.
Se di inquinamento non si è trovata traccia, quantomeno se non con percentuali del tutto simili al passato, sicuramente l’indagine giornalistica ha causato ingenti danni oltre che alla Fluorsid stessa e i suoi dipendenti, che sono stati finora arrestati e inquisiti con metodi sicuramente discutibili, agli oltre 170 pescatori che lavorano nella laguna di Santa Gilla e a tutto l’indotto che rappresenta un’economia importantissima per la Sardegna.
Energhia
(admaioramedia.it)
One Comment
Benedetta Figus
Diciamo che ha procurato danni a tutta la Sardegna con un danno d’immagine considerevole.