La Sardegna può puntare sulle proprie intellighenzie come fonte di vantaggio competitivo per affrontare la sfida della globalizzazione. Ma questa possibilità dipenderà dall’impegno con cui si cercherà di ricucire lo strappo e di curare la disillusione creatasi nel corso degli ultimi decenni tra gli emigrati sardi. Se motivati e stimolati, tutti i cittadini sardi emigrati possono ufficialmente diventare i veri ambasciatori del territorio a livello internazionale, nonché i nuovi protagonisti del rilancio interno della propria terra.
E’ quanto emerge dall’indagine “La Mappa Globale dei Talenti Sardi” avviata nel luglio dello scorso anno dalla associazione di giovani professionisti ProPositivo durante la seconda edizione del Festival della Resilienza.
Il report, pubblicato in questi giorni sul sito dell’associazione, si basa su un campione di 200 persone, in larga parte under 40 con alti livelli di istruzione (71% laureati) con competenze multisettoriali sia in ambiti umanistici che scientifici, e analizza 66 Comuni dell’isola interconnessi con 32 Paesi del mondo.
In base a questo studio la Sardegna può contare su un network dall’alto potenziale capace di connettere tutti e 5 i Continenti. In particolare la larga maggioranza degli emigrati sardi continua ad avere un legame molto forte con l’isola e, in numerosi casi continua a covare il desiderio di tornarci a vivere (il 68%), anche per contribuire al rilancio dei suoi territori. In compenso gli emigrati non lesinano le critiche per l’attuale condizione in cui versa la loro terra, ma non mancano mai di rimarcarne gli aspetti positivi e le enormi potenzialità.
Promossa in collaborazione con Nordai e con il patrocinio della Regione Sardegna e della FASI, l’indagine “La Mappa Globale dei Talenti Sardi”, è un tassello fondamentale del più ampio progetto “Trasformare la crisi in opportunità” con il quale l’associazione ProPositivo, nata dalla spinta di un gruppo di giovani professionisti sardi, intende supportare le comunità locali nell’affrontare e risolvere le sfide del presente cercando di reinterpretare in chiave positiva il tema dello spopolamento, una delle più annose e prioritarie questioni che la Sardegna e diverse aree di Italia devono oggi affrontare.
Se infatti è opinione condivisa che una comunità privata del proprio capitale umano è destinata a scomparire, allo stesso tempo nell’attuale contesto globale tale problema si può trasformare in una grande opportunità.
Con l’apertura del cantiere della terza edizione del Festival della Resilienza, l’associazione si pone l’obiettivo di analizzare e animare i territori della Sardegna per creare quella base necessaria a valorizzare questo enorme patrimonio umano e di competenze. (red)
(admaioramedia.it)