Il 60% degli adolescenti sardi dichiara di sentirsi felice e di vedere la felicità nella propria famiglia, negli amici e nei rapporti sentimentali. Il 13% svolge attività di volontariato e solo per l’8,4 per cento ritiene che i soldi e i beni materiali siano la cosa più importante. Ma in tempi di crisi economica non è certo tutto rose e fiori: il 22% dei giovani sardi racconta di vivere in una famiglia in cui nell’ultimo anno è stato difficile pagare le bollette, le spese sanitarie e scolastiche, comprare vestiti e pagare l’affitto o il mutuo della casa.
Sono solo alcuni dei risultati della ricerca “Poveri di futuro? I ragazzi ci parlano. La povertà educativa in Sardegna”, promossa dal Centro di servizio per il volontariato Sardegna Solidale e realizzata dalla Fondazione Zancan interpellando 500 ragazzi delle classi prime di sei istituti superiori (Buccari-Marconi e Pertini di Cagliari, Einaudi di Senorbì, Devilla di Sassari, Segni di Ozieri e De Castro di Oristano), divisi tra licei, istituti tecnici e istituti professionali (quasi tutti di età compresa tra i 14 e i 15 anni e provenienti da 96 diversi comuni dell’isola).
Presentata stamattina a Cagliari la ricerca verrà illustrata domani al Salone del Libro di Torino, presso il padiglione della Regione Sardegna con l’intervento dell’assessore regionale alla Cultura Giuseppe Dessena, la ricercatrice della Fondazione Zancan Elena Innocenti, il dirigente scolastico Giancarlo Della Corte e il presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru). Lo studio rileva che nella maggior parte dei casi, i ragazzi sardi si sentono supportati e protetti dalla loro famiglia. L’aspetto più critico è però quello del dialogo: il 56 per cento sa di poter parlare dei propri problemi a casa, il 26 per cento è incerto («a volte sì a volte no») e il 18 per cento invece non trova nella famiglia una sponda. Le madri sono comunque più presenti dei padri: le prime sono nel 61 per cento dei casi, interlocutore principale dei figli che vogliono confidare problemi e preoccupazioni, contro appena il 27,5 per cento riferito ai padri. Inquietanti anche i dati relativi al bullismo e all’uso della rete: il 54 per cento dei ragazzi dichiara di avere subito almeno una volta un atto di bullismo negli ultimi sei mesi e il cinquanta di aver compiuto nello stesso periodo un atto di bullismo nei confronti degli altri, mentre i ragazzi stanno in media connessi sette ore e mezzo al giorno. (red)
(admaioramedia.com)