Avere una buona legge urbanistica, ricostruire riqualificando e rigenerando, puntare a un’edilizia a chilometro zero. Sono queste tre le priorità di cui ha bisogno la Sardegna per far ripartire il settore edile dopo una lunghissima crisi che ha forti ricadute su tutto il tessuto produttivo isolano e che, in un solo anno, ha portato alla scomparsa di 347 imprese e alla cancellazione di 881 posti di lavoro. Le ha indicate oggi Giovanni Matta, segretario generale della Filca (Edili Cisl), aprendo ad Abbasanta l’XI Congresso delle federazione davanti a 114 delegati in rappresentanza di circa 11 mila iscritti.
La Sardegna, secondo la Cisl, deve muoversi più delle altre regioni per far ripartire la ripresa economica. Una recente classifica delle regioni d’Europa curata dall’Unione Europea colloca la nostra al 230° posto su un totale di 268 regioni.
In Sardegna i disoccupati sono oltre 120mila, ma a questi si somma un pari numero di sardo definiti dall’Istat “scoraggiati”. Sono invece 22.566 i lavoratori occupati nell’edilizia che dipendono dalle 5.538 imprese del settore, ma in dodici mesi, come detto, sono scomparse 347 imprese e sono stati cancellati 881 posti di lavoro.
Per far ripartire in grande stile l’occupazione, secondo la Cisl, una ricetta possibile è il varo di un pacchetto sostanzioso d’interventi sulle dotazioni infrastrutturali. In questa categoria, se 100 è l’indice medio nazionale, la Sardegna esprime un valore medio di 56, che scende a 48 per le strade, addirittura a 18 per le ferrovie. Aumenta per porti e aeroporti mentre si ritorna in basso se si guarda le infrastrutture scolastiche ed ospedaliere. “La sola azione di prevenzione dal dissesto idrogeologico di cui ha bisogno il suolo sardo necessita di una dotazione finanziaria di 1 miliardo e 250milioni”, ha detto Matta, spiegando che “anche il recupero del patrimonio ambientale con la bonifica di ben 438 siti inquinati rappresenta un’opportunità di lavoro”.
Ecco dunque che per il rilancio del settore edile sardo secondo la Cisl occorrono tre R: “Ricostruire per valorizzare il grande patrimonio abitativo. Riqualificare per non disperdere l’enorme patrimonio immobiliare. Rigenerare per portare gli insediamenti verso un efficientamento energetico che riscopra impiego di materiali, tecniche costruttive, ricerche urbanistiche e progettuali in sintonia con l’esigenza odierna di curare una maggiore attenzione per gli effetti, generati dalle attività umane sull’ambiente e sul clima”. (red)
(admaioramedia.it)
One Comment
Filippo Casula
Finche avremo la sinistra al governo nazionale e regionale…l edilizia sara sempre in disgrazia