I Sardi nel 2015 hanno dichiarato al fisco ben 78 milioni di euro di detrazioni per ristrutturazioni edili e risparmio energetico: cifra che verrà loro rimborsata entro 10 anni grazie ai due bonus che, secondo il dossier sugli sgravi in edilizia realizzato da Confartigianato imprese Sardegna, in 4 anni sono quasi raddoppiati, passando da 42 milioni di euro nel 2011 a 78 nel 2015. La detrazione fiscale delle spese per interventi di ristrutturazione è pari al 50% ed è applicabile unicamente alle spese effettuate dal 26 giugno 2012 per una spesa massima di 96mila euro; dal 1° gennaio la detrazione tornerà al 36% per una spesa massima di 48mila euro.
Il secondo incentivo è stato dedicato all’efficientamento energetico e resta pari al 65% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2017. I bonus maggiormente richiesti sono quelli per il recupero del patrimonio edilizio, che interessano ben l’81,4% del totale (65 milioni di euro), mentre quelle per interventi di efficientamento energetico sono pari al 18,6% (13 milioni).
“I 17 anni di incentivi fiscali hanno impedito all’intera filiera dell’edilizia isolana di andare a fondo – spiega Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato edilizia Sardegna – sostenendo, salvando e rilanciando molte imprese che si occupano di costruzioni e ristrutturazioni ma anche di riqualificazione del patrimonio immobiliare, del risparmio energetico, della difesa dell’ambiente, con una importante emersione delle attività irregolari. I dati ci dicono che questi bonus hanno avuto anche un potente effetto leva per il rilancio di molte altre attività economiche dell’indotto e ora le misure devono essere sostenute, stabilizzate ed estese, perché c’è ancora molto da fare per riqualificare l’esistente, all’insegna di un’edilizia sicura e più rispettosa del territorio”.
Nonostante si sia avvertita la crescita delle ristrutturazioni, permangono le abitazioni in cattive o pessime condizioni e da un’indagine di Confartigianato imprese Sardegna, emerge che su 512.310 edifici analizzati, ben 322.515 unità sono state costruite prima del 1981 e 189.795 dopo l’81: il 17% di questi immobili (87.262) sono in pessime condizioni e consumano troppo, ponendo la Sardegna al 6° posto in Italia tra le regioni con un patrimonio immobiliare antico, mentre al primo posto troviamo la Calabria con una situazione pessima per il 26,8% delle abitazioni. Ancora troppe anche le case prive di isolamento termico; infatti il 61,8% delle famiglie vive in abitazioni prive di intercapedini, cappotti esterni o interni e la Sardegna è anche la seconda regione italiana, dopo la Sicilia, con il minor numero di impianti. Di questi, il 58,9% è costituito da stufe e pompe di calore indipendenti; solo l’8,9% delle case è dotato di impianti centralizzati e il restante 32,2% ha impianti autonomi.
“Non nascondiamo come il trend dell’edilizia in Sardegna sia ancora negativo – conclude Meloni – ma crediamo che una possibile inversione di tendenza e un consolidamento sia ancora possibile e noi lavoriamo per questo. Infatti la capacità del settore delle costruzioni di agganciare la ripresa è condizionato sia dall’indice di fiducia di famiglie ed imprese sia dalla chiarezza, costanza e definizione delle regole, sia dagli incentivi, affinché famiglie e pubblico possano programmare investimenti e il comparto possa essere rivitalizzato”.
Martina Corrias
(admaioramedia.it)