Contro ogni pronostico, nel 2017 le pmi sarde hanno reagito nel migliore dei modi ai dazi e all’instabilità politica, segnando una
crescita delle esportazioni nei paesi arabi del 43,8%, per un totale di 140 milioni di euro. Buoni anche i rapporti commerciali con gli
Stati Uniti, che, nonostante un leggero calo dello 0,9%, hanno superato i 102 milioni di euro.
“Guardare fuori i nostri confini per fare affari è un imperativo per il sistema economico sardo – dichiara il presidente di Confartigianato Sardegna, Antonio Matzutzi – Da qualche anno la nostra Associazione e i suoi artigiani lavorano per dare immediato impulso alla crescita, valorizzare le eccellenze del territorio e sostenere gli sforzi imprenditoriali, attraverso un mix di iniziative di incoming in collaborazione con Ice, progetti di internazionalizzazione con la Regione, collaborazione con associazioni che hanno rapporti con i Paesi Arabi, partecipazione a fiere selezionate per ogni settore e infine una grande attenzione alle vendite on line con il nuovo servizio di accompagnamento a siti made in Sardegna”.
Dai due dossier analizzati dall’Ufficio studi di Confartigianato imprese Sardegna su dati Istat, emerge che i prodotti maggiormente richiesti dal mercato orientale sono alimentari, metalli, legno, ceramiche, mobili e abbigliamento, in larga parte prodotti in provincia di Cagliari (132 milioni) verso gli otto principali paesi arabi: Arabia Saudita (52,9 milioni, +10,5% rispetto al 2016), Egitto (34,7, pari al 2016), Emirati Arabi Uniti (23,7, +56,6%), Barhein (8,5, -43,2%), Qatar (6,9, pari al 2016), Tunisia (4,1, -15,7%), Marocco (2, -54,7%) e Algeria (1,9, +35,9%). Negli Stati Uniti, invece, è la provincia di Sassari a vendere maggiormente (60 milioni di euro), insieme a Nuoro (19 milioni), principalmente prodotti alimentari (93,8%), legno (3%), metallo (1,8%) e abbigliamento (0,8%).
“Le notizie che arrivano dal Medio Oriente, dalla sponda sud del Mediterraneo e dagli Stati Uniti non ci fanno dormire sonni tranquilli – conclude il Presidente – Anche se siamo sicuri che la diplomazia economica stia intervenendo per risolvere le situazioni più problematiche. Abbiamo bisogno di continuare a lavorare in questi mercati e il compito della nostra Associazione è spingere da subito le imprese a puntare su innovazione, qualità e formazione ma soprattutto a trovare nuove vie commerciali, come quelle dell’Oriente o dell’Occidente”.
Martina Corrias
(admaioramedia.it)