Secondo gli ultimi dati Istat, il volume dei consumi delle famiglie in Sardegna è di circa 22 miliardi di euro. Nelle economie meridionali il fatturato dell’abusivismo nelle attività commerciali, turistiche e dei servizi (esclusa l’evasione fiscale), secondo un’indagine di Confcommercio Sardegna, è stimabile dal 15 al 22%, quindi dai 3,1 ai 4,4 miliardi di euro vengono sottratti al mercato regolare ogni anno.
Circoli privati che svolgono attività di impresa di pubblico esercizio, feste locali, fiere ed altro con attività di vendita non sempre regolare, anche sotto l’aspetto della sicurezza e dell’igiene, eccessi di alcune attività agrituristiche, che evadono le recenti normative regionali, proliferazione di strutture ricettive abusive, soprattutto nel settore dei b&b, seconde case affittate ‘in nero’ e vendita abusiva di abbigliamento ed accessori, contraffazione. Solo alcuni esempi di abusivismo nell’Isola, a cui si aggiungono casi di panificazione e macellazione ‘clandestina’, di intermediazione immobiliare non autorizzata, di contrassegni assicurativi falsi, di vendita di prodotti farmaceutici di dubbia provenienza e di incerta composizione e di compravendita irregolare di oggetti preziosi ed oro usati.
Da alcuni anni, Confcommercio realizza, con il supporto di GfK Italia, un’indagine sulla criminalità che colpisce le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti. Al focus relativo alla Sardegna, realizzata dal 25 settembre a fine ottobre, hanno partecipato circa 4.500 imprese. La percezione sull’andamento della criminalità (con particolare riferimento a estorsioni, usura, furti, rapine, contraffazione e abusivismo) è meno sentita che nel resto d’Italia (15% rispetto al 30% di media nazionale), ma molti esercenti rilevano che sono aumentati l’abusivismo (64%), furti (44%) e la contraffazione (44%). Il 30% dichiara anche un aumento delle rapine. Se poi si va a vedere l’esperienza di taccheggio la Sardegna è in linea rispetto alla media nazionale (39% rispetto al 43% nazionale). Complessivamente, però, nell’Isola chi considera invariati i livelli di sicurezza è superiore alla media nazionale: 85% degli intervistati. Per difendersi gli imprenditori fanno soprattutto ‘da soli’ (85% rispetto all’81% in Italia): le misure di prevenzione e tutela adottate riguardano essenzialmente la videosorveglianza, gli allarmi e assicurazioni. Chiedono, però, maggiore certezza della pena per chi commette reati (67%), più protezione da parte delle forze dell’ordine (51%), auspicando anche maggiore collaborazione (31%). Il 97% dichiara anche che non sono “per niente o poco efficaci le leggi che contrastano i fenomeni criminali”.
Perciò, Confcommercio Sardegna chiede alle Istituzioni una più incisiva e capillare vigilanza sulla regolarità delle attività economiche ed una maggiore celerità nella realizzazione del sistema pubblico di videosorveglianza nei Comuni dell’Isola: “I fenomeni illegali – ha detto il presidente regionale, Alberto Bertolotti – incidono sul corretto funzionamento del mercato in quanto falsano il gioco della concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale in quanto determinano la chiusura di imprese oneste e la perdita di posti di lavoro, colpiscono la tutela dei consumatori, la sanità e la sicurezza pubblica, causano un danno d’immagine all’intero paese”. (red)
(admaioramedia.it)