Un’astensione sempre più preoccupante, un risultato giocato sul filo di una manciata di voti e una città che, a dispetto di tutto e di tutti, adesso ha bisogno di ricominciare a correre.
Il day after del voto amministrativo di Cagliari con l’elezione di Paolo Truzzu allo scranno più alto di via Roma è una girandola di sentimenti contrapposti nei cuori dei cittadini cagliaritani, una nebulosa di stati d’animo figli in parte di una lucida e distaccata riflessione sugli eventi e in parte il boato fragoroso di un’emotività per troppi anni repressa e inghiottita. Il responso di una Città che ha chiuso l’epoca smunta del centrosinistra e attende ora dal centrodestra vincitore, disincantata eppure ancora fiduciosa, che le promesse e gli impegni della campagna elettorale siano mantenuti e che le cose riprendano finalmente a funzionare come si deve. Cagliari adesso pretende dalla nuova maggioranza consiliare e dalla giunta, in via di definizione, idee chiare sulle priorità da affrontare e gesti concreti per risolvere i suoi problemi atavici e riconoscere il giusto valore alle sue tante, immense potenzialità, a cominciare dalla risorsa più ovvia eppure più ignorata se non, addirittura, bistrattata: il mare.
Il mare di Cagliari, scrigno inestimabile di una storia antichissima e risorsa perenne del suo presente e del suo futuro, fonte insostituibile di lavoro e motore di un’economia dalle potenzialità smisurate eppure mai pienamente espresse: destino tragico di una città da sempre legata a doppio filo al mare e al suo porto, porta principale dell’Isola e avamposto di uno sviluppo industriale a tutt’oggi incompiuto. Quel mare che attende adesso dal nuovo governo cittadino gesti semplici eppure sintomatici ed esemplari di un nuovo corso, di una nuova epoca per la città. Gesti rivoluzionari come la tanto auspicata creazione di un assessorato del Mare che avrebbe l’effetto di rimettere in cima ai pensieri dei Cagliaritani e del governo della città proprio il suo mare, l’orizzonte più vicino e più prossimo e la meta più salda e più sicura per le proprie ambizioni.
Un mare su cui costruire una vera rinascita della città, sottraendo da una parte risorse preziose alle voci inutili e agli sprechi, attirando capitali pubblici e privati e investendo sulle tante professionalità esistenti verso i tanti obiettivi possibili e a portata di mano: la pesca di qualità e la filiera ittica di grande pregio, il trasporto a impatto zero di persone e di merci, il diporto con le attività connesse di cantieristica e assistenza ai natanti, la crocieristica e la grande vetrina della vela nazionale e internazionale, la pesca sportiva e le attività subacquee nei suoi fondali incontaminati e mille altre attività possibili e realizzabili.
Una rinascita che deve rimettere in testa all’agenda cittadina il comparto marittimo e la questione dell’occupazione, con un particolare riguardo per la vicenda tragica del Porto canale e quella drammatica dei suoi lavoratori, da troppo tempo abbandonati alla solitudine, all’incertezza e all’incubo della disoccupazione. Uno stallo imperdonabile che pretende dal nuovo governo di Cagliari uno scatto d’orgoglio e una volontà chiara, precisa e categorica: dimostrare nei fatti che Cagliari ha davvero compreso di poter vivere del suo mare.
Nicola Silenti
(sardegna.admaioramedia.it)