Indimenticabile la valanga di insulti che si riversò sul Partito sardo d’azione allorché strinse l’alleanza con la famigerata Lega di Salvini: fior di sardisti si stracciarono le vesti ed evocarono l’ira di Emilio Lussu che, a loro detta, si sarebbe rivoltato nella tomba per l’alleanza contro natura dei quattro mori con il carroccio della Lega.
I più predissero una triste fine per i sardisti traditori. Invece, il risultato elettorale del 4 marzo ha segnato una vittoria strabiliante per il partito dei quattro mori: quasi 94.000 voti, una percentuale del 10, 9% alla Camera e dell’11,8% al Senato, con due parlamentari eletti. Dopo 22 anni il Psd’az ritorna in Parlamento. Vittoria ottenuta col tradimento degli ideali sardisti? Mero ‘mercato delle vacche’ giusto per ottenere qualche poltrona parlamentare? Calunnie e solo calunnie. Le stesse che per le elezioni del 1924 tentarono di infangare la fusione tra sardisti e fascisti che portò alla elezione di ben 5 parlamentari sardisti su 8 della lista fascista. Da quella fusione sorse allora una forza politica del tutto nuova: il sardo-fascismo, a tutt’oggi oggetto di studio della migliore storiografia contemporanea. Così, come d’ora in avanti, non sarà del tutto peregrino parlare di sardo-leghismo. E, per dirla tutta, i più feroci detrattori di quella fusione furono sopratutto i cosiddetti fascisti della prima ora capitanati dall’industriale, nonché proprietario del quotidiano “L’Unione Sarda”, Ferruccio Sorcinelli, a cui il Comune di Cagliari ha intitolato una piazza. Perché i sardisti di allora l’alleanza la fecero direttamente, Lussu in testa, coi massimi esponenti del Partito nazionale fascista. Tant’ è che Mussolini inviò in Sardegna a trattare un suo uomo di fiducia, il generale Gandolfo, che era grande estimatore di Emilio Lussu e che considerava Sorcinelli poco più che un farabutto.
A questo proposito, può essere utile il libro “La verità sardista: 1919-1924” (editore “Gino Di Virgilio”) di Pier Paolo Cotza, che non è uno storico ‘professionista’, come suol dirsi con una espressione infelice, ma, amando la propria terra, si è appassionato alle vicende sarde, sentendosi, in qualche modo, erede e al contempo debitore di quella storia. Invero, la cosiddetta ‘non professionalità’, più apparente che reale, non esime Cotza dal rigore scientifico nell’utilizzo delle fonti, nella valutazione dei fatti, nella descrizione dei personaggi. L’autore non assume mai la posizione di un freddo giudice ‘super partes’, bensì si fa coinvolgere dagli avvenimenti, dalle idee e dagli uomini che fa rivivere con quella passione partecipata che fa la vera differenza fra lo storico e un mero narratore. La fonte prevalente a cui Cotza attinge sono i quotidiani “L’Unione Sarda” e “La Nuova Sardegna” nel periodo 1919-24, ovvero dalla costituzione dell’Associazione nazionale Combattenti (Anac) alla promulgazione da parte del governo fascista della Legge del miliardo.
Questa periodizzazione non attiene solamente ai fatti che determinano sia l’inizio che il termine del sorgere del sardismo e del suo concludersi nel sardo-fascismo, ma bensì individuano in quel periodo una stampa sarda che è al contempo non completamente imbrigliata dall’autoritarismo fascista, ma pur sempre espressione del fascismo della prima ora. La qualcosa fa sì che detta stampa esprima in termini abbastanza vivaci e violenti la propria avversione al sardismo filofascista e al contempo dia ampio spazio a quel sardismo che avversava la fusione, con qualche paradosso, come quello di considerare Mussolini e il generale Gandolfo degli ingenui creduloni raggirati dal doppio gioco sardista. Per il lettore, la sensazione è di passare in visione un periodo storico dove tutto viene presentato in maniera molto semplice e chiara, senza tante contorsioni ideologiche o ripensamenti del senno di poi.
Altrettanto chiare e semplici le considerazioni finali dell’autore: la confluenza nel fascismo fu una operazione politica posta in essere dal gruppo dirigente sardista, con Lussu in testa, direttamente coi gerarchi di Roma e con lo stesso Mussolini, che fu il più deciso fautore della fusione, disposto a pagare un prezzo anche molto alto pur di portarla a compimento; la fusione rappresentò una sconfitta irreversibile per il fascismo sardo. Tutto ebbe fine con un telegramma di Mussolini del 1° maggio 1923: ” Plaudo avvenuta fusione nobilissime forze combattenti isolane. Spero presto poter dimostrare coi fatti mio amore profondo eroica Sardegna”. Cotza commenta così il telegramma di Mussolini: “Questo trafiletto conferma la riuscita fusione voluta da Mussolini e tanto desiderata dalla quasi totalità dei sardisti. Da questo momento in poi i capi sardisti assumeranno pieno controllo del colonizzato partito fascista. La fusione lascia al fascismo solo il nome, i vecchi vertici verranno tutti o quasi sostituiti con i dirigenti sardisti, le strutture sardiste cambiano nome ma non i dirigenti che, cambiando camicia da grigia a nera, continuano a governare la Sardegna. La fusione è ormai avvenuta, anche se non completamente, oltre a Lussu, che ha dapprima guidato le trattative per poi cambiare idea, anche altri sardisti non aderiranno al partito fascista e continueranno ad indossare la camicia grigia ed a sventolare la bandiera dei quattro mori”. Anche i sardo- fascisti, però, continuarono a sventolare la bandiera dei quattro mori, magari col fascio al centro.
Angelo Abis
(admaioramedia.it)
16 Comments
Ivan Monni
Solo che poi la fusione fu una fregatura.
Il miliardo promesso dai fascisti non arrivò mai, o almeno non tutto.
Invece la fine del psd’az fu irreversibile.
Paragone non azzeccato
Angelo Abis
Il miliardo fu stanziato e speso. Con quei soldi fu tra l’altro fatto a nuovo il porto di Cagliari, bonificata la zona de Su Siccu, asfaltata la Carlo Felice, l’acquedotto di Sassari, e centinaia di altre opere pubbliche. Quando si fanno certe affermazioni bisognerebbe almeno citare la fonte e documentarsi. Le consiglio di leggersi la relazione del dipartimento delle opere pubbliche della Sardegna del 1934. Vi troverà in dettaglio l’elenco di tutte le opere pubbliche portate a termine o in via di esecuzione con relativa spesa.
Ivan Monni
Solo che poi la fusione fu una fregatura.
Il miliardo promesso dai fascisti non arrivò mai.
Invece la fine del psd’az fu irreversibile.
Paragone non azzeccato
Angelo Abis
La fine del Psd’az non fu irreversibile. Caduto il fascismo ripresero l’attività pressochè con gli stessi uomini. Da una relazione dei carabinieri del 1945 risulta che il 50% degli iscritti del Psd’az proveniva dal disciolto PNF. E non è certo un caso che poi il Psd’az nel congresso dell’aprile 1948, tenutosi a Cagliari, mise in minoranza Emilio Lussu, il quale dichiarò che la dirigenza sardista era manovrata dall’ex sardo-fascista Paolo Pili.
Ivan Monni
Inoltre contribuì all’affermazione del fascismo.
Scambiare un errore storico tragico per un esempio di successo mi pare una sciocchezza
Angelo Abis
Figuriamoci se nel 1923 Mussolini e il fascismo avevano bisogno dei sardisti per affermarsi ! Lei è padronissimo di affermare che la fusione è stata un tragico errore storico: pensavano così gran parte dei fascisti sardi della prima ora e solo pochissimi sardisti. Per la maggioranza dei sardisti e per Mussolini si trattò di un successo. Tant’è che i sardisti a 94 anni di distanza, alleandosi con la lega, hanno fatto la stessa operazione, prendendosi 94.000 voti, e non mi dica che sono voti dati alla Lega.
Ivan Monni
Rispondo per tutti:
– aver contribuito all’affermazione (anche solo moralmente) del fascismo non è motivo di cui vantarsi.
– Il Psd’Az rinacque solo dopo la fine del fascismo stesso, quindi dentro il periodo fascista non è stato reversibile 🙂
– il miliardo non fu completamente destinato in Sardegna.
Aggiungo un altro punto: tra i patti c’era pure l’insegnamento della lingua sarda a scuola.
Cosa che fu fatta inizialmente (l’unico periodo in cui si insegno il sardo a scuola) ma poi la parola data fu cancellata e il sardo non si insegnò più!!
Un vero e proprio successo del Psd’Az, non c’è che dire!!!
Massimo Meloni
L importante è il programma..quello è stato votato..
Ivan Monni
Dunque:
-aver contribuito all’affermazione (anche solo moralmente) del fascismo non è motivo di cui vantarsi.
-il miliardo non arrivò tutto
-aggiungo che il sardo a scuola (che faceva parte dei patti) ebbe seguito per pochi anni, poi Mussolini si rimangiò la parola data!!!!! Addirittura furono vietate is cantadas de is cantadoris.
– Il processo fu irreversibile durante il fascismo, dovette cadere quest’ultimo per rinascere, ma durante il fascismo, solo il duce ha potuto mancare alla parola, mentre i sardisti non poterono tornare indietro
angelo
La sua affermazione per cui è disdicevole aver contribuito anche solo moralmente all’affermazione del fascismo, esula da ogni valutazione di carattere storico. La storia, già da i tempi di Erodoto deve rispondere alla domanda: chi, quando,come, dove, perché. ogni valutazione di ordine morale, religioso o etico è un’altra cosa, ma non è storia. La qualcosa vale, ovviamente anche se la sua affermazione fosse stata di segno opposto. Lei asserisce che il miliardo non arrivò tutto. Ho trovato in letteratura critiche molto forti contro la legge sul miliardo, ma non quella da lei asserita. In proposito le cito lo storico marxista Girolamo Sotgiu (Storia della Sardegna durante il fascismo, pagg. 89-90).
Il decreto, rispetto ai due miliardi richiesti, ne stanziava uno (accresciuto con successivo decreto di 150 milioni), da utilizzare in dieci annualità allo scopo di realizzare un complesso di opere tra di loro coordinate per risanare l’ambiente naturale, sociale, umano e civile dell’isola. L’elaborazione e l’esecuzione del programma venivano affidate a un nuovo organismo, il Provveditorato per le opere pubbliche per la Sardegna. Il Provveditorato, sotto la guida dell’ingegner De Simone, formulò un programma di interventi per bonifiche, strade, porti, edifici statali, scuole, frane e consolidamenti, opere igieniche, cimiteri, fognature, risanamento abitati, ecc. Che si sia trattato di uno stanziamento rilevante a testimonianza, da parte dello Stato, di un interesse per la Sardegna del tutto nuovo, non è da dubitare.Per lo stesso tipo di opere, secondo il ministro De Stefani, dal 1862 al 1924, lo stato aveva speso per l’isola 143.200.000 lire. mediamente circa 3 milioni e mezzo ogni anno! …Il decreto sul miliardo, e cioè l’insieme di interventi che fu possibile realizzare con stanziamenti che per l’isola erano una novità, consentì al fascismo di consolidare la sua influenza. Certo Girolamo Sotgiu non risparmia le critiche: …ma il decreto non sollecitava in alcun modo l’affermazione di nuove forze sociali, di una nuova classe dirigente…, così che sarebbero rimasti immutati gli assetti di potere tradizionali… ma non si parla assolutamente di soldi non spesi. Le voglio citare ancora lo storico meridionalista Giuseppe Barone: “Quasi la metà dello stanziamento del miliardo fu speso a Cagliari per grandi interventi: nel porto, nella bonifica degli stagni, nell’acquedotto sussidiario e per tutta una serie di opere pubbliche fondamentali (La Sardegna nel regime fascista, a cura di Luisa Maria Plaisant- il saggio. Impulsi e processi di modernizzazione nel Mezzogiorno fra le due guerre, pag. 39)
Come vede è difficile ipotizzare che per il resto della Sardegna si sia speso meno di quanto si sia speso per Cagliari. Mi dispiace per lei, ma dispiace anche a me, ma il sardo non è mai stato insegnato nelle scuole dell’isola, ne ha mai fatto parte di inesistenti patti con Mussolini Forse lei intende riferirsi al fatto che in seguito alla riforma Gentile fu introdotto nelle scuole l’insegnamento di elementi di cultura regionale.
A proposito del divieto de is cantadas e is cantadores che non aveva niente a che vedere con la lingua sarda, le cito quanto scrisse il prof. Lorenzo del Piano nel saggio: La poesia sarda durante il fascismo, pubblicato nel n. 34-35 del 1986 nella rivista “la grotta della vipera”: “…Carlo Pillai accenna… alla proibizione delle gare poetiche disposta nel 1933 dalle autorità civili, sollecitate dal voto espresso nel 1932 dai vescovi sardi riuniti a Cuglieri. Il divieto, che poteva trovare precedenti remoti negli editti e nei pregoni del 1761, del 1806 e del 1841, nei quali si prendeva posizione contro alcuni aspetti delle manifestazioni profane abbinate alle manifestazioni religiose, rimase privo di effetti nella provincia di Cagliari. Per la Sardegna in generale invece si giunse abbastanza rapidamente ad un compromesso: gli improvvisatori che davano vita alle gare poetiche poterono proseguire o riprendere la loro attività iscrivendosi ai comitati provinciali arti popolari, emanazione dell’opera nazionale dopolavoro. Quindi la lingua sarda non c’entrava niente. E’ vero che nel 1933 la pubblicazione in lingua sarda della raccolta di poesie “Sos cantos de sa solitudine” da parte di Antioco Casula-Montanaru, diede luogo nell’Unione Sarda ad un vivace dibattito sull’uso della lingua sarda che però ricalcava il dibattito nazione tra “Strapaese” e “Stracittà”.
In ogni caso il regime si guardò bene dal proibirlo o peggio (cosa che avrebbe potuto fare tranquillamente) dallo schierarsi contro l’uso del sardo. Del resto, proprio in periodo fascista la fiorentissima e seguitissima attività teatrale era quasi del tutto incentrata sulle commedie in lingua sarda. Per il resto, rispetto le sue opinioni, ma le giudico storicamente infondate.
Ivan Monni
Cito Carta Raspi: “Mussolini più volte aveva fatto grandi promesse alla Sardegna e aveva pure stanziato un miliardo da rateare in dieci anni. Era stato tutto fumo, anche perché né i ras né i gerarchi e i deputati isolani osarono chiedergli fede alle promesse. Già sarebbero state briciole; ormai le aquile imperiali spaziavano nel mediterraneo e oltre tutto veniva inghiottito dalla Libia, poi dalla conquista dell’Abissinia e dalla guerra di Spagna. Solo all’inizio della seconda guerra mondiale Mussolini si ricordò della Sardegna, per attribuirle il ruolo di portaerei al centro del Mediterraneo occidentale.”
Quindi mi ha confermato che is cantadas furono fermate dal fascismo; anche su richiesta della chiesa, ma decise il fascismo. È noto che il fine nascosto della cantada non piaceva ai fascisti di un “tesoro perduto” (la libertà?) fu occasione per fermare is cantadas a Quartu e anche a Sestu ci fu un problema simile.
Mi conferma anche che chi scriveva in sardo veniva boicottato.
La storia e lo storico danno giudizi politici.
Lo storico neutrale è un ipocrita perché nasconde le sue idee.
Io non sono storico, ma per me Hitler e Mussolini furono delle sciagure storiche. Sono dei giudizi miei, magari lei ha altri giudizi.
Angelo
Già Carta Raspi accusa Mussolini di aver fatto grandi promesse e di non averle mantenute, peccato che non dica quali furono queste grandi promesse, ma ammette che il miliardo fu stanziato, non dice invece che non fu speso. In realtà Carta Raspi accusava Mussolini per denigrare i sardo fascisti e lo dice pure: “Questo passaggio in massa,nonchè consentire la fusione,segnò la fine del vecchio fascismo isolano, scalzato ovunque dai sardo fascisti che… si impadronirono delle segreterie e di tutti gli uffici a carattere politico, sociale e economico. Ma fin dai primi mesi essi non si preoccuparono che dei loro interessi personali – salire, arrivare, scalzarsi a vicenda, vettovagliarsi…… Pure i dirigenti di questo sardo fascismo avrebbero potuto acquistarsi qualche benemerenza se, almeno oltre i propri interessi, …avessero provveduto a quelli della Sardegna, così come facevano altrove dappertutto i gerarchi e i deputati e i ministri. Carta Raspi descrive il ventennio senza nominare il nome di un solo fascista, o meglio, nomi ne fa, ma spogliandoli accuratamente della camicia nera: il Solmi divenuto ministro di Grazia e giustizia nel 1939, Ettore Pais, senatore del Regno e fautore della Roma imperiale, Grazia Deledda autrice nel 1931 del libro di stato della terza elementare, che è tutto un inno al fascismo, Filippo Figari, segretario regionale del sindacato fascista degli artisti, Giuseppe Biasi, filo-tedesco e antisemita, il Taramelli, Dionigi Scano e tanti altri.
Per chiudere la questione della legge del miliardo le scrivo qui i dati riassuntivi dell’attività svolta dal Provveditorato alle opere pubbliche dal 1926 (data in cui l’ente, istituito nel luglio del 1925, diventò operativo) sino a tutto il 1933: LAVORI ULTIMATI n. 923 per una spesa di L. 430.181.436. LAVORI IN CORSO DI ESECUZIONE n. 369 per L. 245.045.958. Previste per il successivo triennio opere di bonifica per circa 200.000.000 di lire.
Per quanto riguarda la lingua sarda le ribadisco che che il sardo non costituiva assolutamente un problema per le autorità fasciste. Anzi ho sottomano un opuscolo stampato in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 1937-38 nel quale il fascistissimo procuratore del Re Vincenzo Omodei Zorini elogia la magistratura sarda: “…per la conoscenza esatta della lingua, delle tradizioni e dell’anima del popolo”. Che lo storico dia giudizi politici è un controsenso, per il semplice fatto che lo storico si occupa del passato, il politico del presente e del futuro..
Ha ragione io ho giudizi diversi dai suoi perchè mentre per me il fascismo è fatto conclusosi definitivamente il 25 luglio del 1943 o al più tardi il 28 aprile del 1945, ho l’impressione che per lei il fascismo sia quasi una identità trascendentale, uno spirito eterno del male che, per dirla alla Umberto Eco, si incorna di volta in volta in partiti e movimenti contemporanei. l’Uomo qualunque, il MSI (per il vecchio PCI degli anni 50 anche la DC) Berlusconi,i grillini, la lega e, perchè no, il sardo leghismo.
Ivan Monni
Faccia la somma e vedrà che il miliardo non è arrivato! 🙂
Il resto abbiamo già detto, Montanaru, l’Unione che bacchettava i sardofoni, etc. Chi legge si farà la sua idea.
Alla fine, chiudo questa interessante e pacata discussione, concordando con lei sull’ultimo punto. Anche per me il fascismo è materia di storia e non di attualità. Ma è lei che vuole legittimare la continuità sardo-leghista con il precedente fascio-sardista e in questo modo riportarlo al dibattito attuale.
La Lega è tutto tranne che fascista. Il problema è il linguaggio razzista (ora verso gli immigrati, ieri verso il sud con un capovolgimento opportunistico) e violento e che evoca le ruspe!
Ed è anche morale: la Lega prese la sua prima tangente negli anni ’90, mentre in parlamento evocava il cappio (stesso linguaggio delle ruspe), per concludersi con i trota, i dobloni e Bossi ricandidato al Senato.
Ma la gente ha comunque scelto e il voto va rispettato.
Saluti
angelo
Tenga presente che la legge del miliardo non finanziava solo il dipartimento delle opere pubbliche, anticipava anche i finanziamenti per le opere che i comuni e le provincie progettavano in proprio, finanziamento che doveva essere restituito in 30 anni senza interesse.
Anche facendo la somma di quanto spese dal solo dipartimento delle opere pubbliche mi sembra un po azzardato dire che il miliardo non è arrivato:bisognerebbe controllare il bilancio dello stato anno per anno almeno sino al 35, per vedere se eventualmente ci sono stati storni di bilancio, oppure se i finanziamenti sono stati erogati in ritardo, se i finanziamenti arrivati sono stati integralmente utilizzati, ecc. Ma ovviamente queste sono solo dispute tecniche in cui avere torto e ragione ha poco senso. Quello che conta, dal mio punto di vista, è che pressochè tutta la storiografia contemporanea è unanime nel dire che per la prima volta nella storia ci fu un intervento di tale portata in Sardegna e che tale intervento agevolò la penetrazione del fascismo nella società sarda: Tra l’altro è pure riduttivo far passare la legge del miliardo come una gentile concessione del fascismo alla Sardegna. In realtà la legge fu opera di Paolo Pili che dovette combattere innanzitutto contro lo scetticismo dei suoi colleghi deputati sardi, poi dei ministri fascisti che erano contrarissimi al finanziamento, segnatamente il ministro delle finanze De Stefani che allora stava portando avanti una feroce politica di tagli della spesa pubblica. Se la cosa passò fu per l’intervento di Mussolini per il quale qualunque problema economico era subordinato alla politica. Come difficilissimo fu istituire il dipartimento delle opere pubbliche che era un organo completamente autonomo rispetto all’apparato della pubblica amministrazione, cosa questa non certo gradita al fascismo.
Per quanto riguarda il sardo leghismo io non legittimo niente, constato semplicemente che ci sono delle similitudini derivanti dal fatto che il nocciolo duro del pensiero politico sardista, che fu anche quello di Emilio Lussu, sta nell’ipotizzare una alleanza con un partito nazione col fine di ottenere dei vantaggi per la Sardegna. E poi non dimentichiamoci che il PSD’Az è vivo e vegeto e si avvia a compiere i 100 anni : è un po presto per storicizzarlo.
Quanto al sardo fascismo lo si dibatte almeno dal 46 e temo, anzi spero da storico, che lo si dibatta ancora per molto tempo. Concludendo la ringrazio per aver creato il dibattito in termine di contenuti, se non altro perchè un dibattito serio mi costringe a capire le ragioni dell’altro e a corroborare e approfondire le mie.
Un cordiale saluto
mariocarboni
Il sardofascismo fu un accordo politico per la FUSIONE del PSdAz ne PNF.
Oggi l’accordo politico fra il PSdAz è la Lega è programmatico e non prevede nessuna fusione.
Quindi fare paragoni mi sembra incongruo e soprattutto non c’è un sardoleghismo.
Ci sono sardisti e leghisti con leproprie organizzazioni politiche.
Da sardista ho operato per questo accordo e quindi ne valuto le positività e anche le prospettive.
Non è previsto l’ingresso dei sardisti nella Lega nè la contemporanea chiusura del PSdAz. Come ben sanno gli studiosi del periodo, i sardofascisti che continuarono ad essere sardisti anche in orbace e cercarono di mettere in pratica i programmi sardisti, si illusero di riuscirci, proprio per questo, dal fascismo divenuto dittatura, furono cacciati e anche perseguitati dopo pochi anni.
C’è un nuovo interesse sia da destra che da sinistra per entrare nel PSdAz, è un fatto positivo, ma richiede una riflessione profonda e uno studio non solo del sardismo come è stato, ma soprattutto com’è ora nella sua evoluzione ideologica e programmatica,che fa riferimento alla natzione sarda con tutto ciò che ne consegue e nel suo impegno per rinnovare la sua offerta politica ai sardi e per rinnovare la governance.
Non sono utili nè necessarie le tiratine di giacchetta al sardismo nè di provenienti dal fascismo nè dal comunismo che rimangono ideologie inconciliabili col sardismo.
Non sono necessarie forzature storico ideologiche, chi vuole entrare entri, e nell’istante che lo fa, soprattutto spiritualmente, cessa di essere stato e inizia ad essere sardista, basta attenersi ai fatti.
Poi non è indispensabile entrare nel PSdAz se comunque vi è simpatia, è sufficiente essee d’accordo con un programma politico comune, soprattutto in previsione delle prossime elezioni regionali per riprendersi da sardi la Regione.
Fortza paris
Angelo Abis
Caro Carboni,
certamente considerare sovrapponibili sardo-fascismo e sardo-leghismo è improprio, se non altro perché sono completamente diversi i contesti nazionali.
Lei giustamente pone in rilievo le differenze tra le due esperienze, ma io mi permetto di ricordarle anche fattori comuni. E’ vero che sardisti e leghisti non si sono fusi, ma è anche vero che hanno presentato liste comuni a sancire, in Sardegna, la preminenza dell’elemento sardista su quello leghista della prima ora, esattamente come nelle elezioni politiche del 1924 la preminenza sardista rispetto al fascismo sardo della prima ora fu sanzionata dal fatto che degli 8 componenti eletti nella lista fascista, ben 5 erano sardisti. Come pure esiste una qualche similitudine, dopo l’alleanza, di come il fascismo nazionale eliminò anche in maniera brutale il fascismo sardo della prima ora e la fine che Salvini ha fatto fare ai leghisti sardi della prima ora.
Non mi risultano sardisti in orbace fatti fuori dal fascismo perché volevano attuare il programma sardista. In realtà i sardisti, anche se in orbace, continuarono a farsi la guerra tra di loro: vedi l’inspiegabile odio fra Paolo Pili e Putzolu. Lei dice che il sardismo è incompatibile con l’ideologia del fascismo e del comunismo. Peccato che il fascismo non ha mai avuto una ideologia, anzi deve la propria notorietà al fatto di proclamarsi movimento anti-ideologico per eccellenza. E in questo è molto simile al sardismo. Non dimentichi che Lussu andò in minoranza nel Psd’Az quando pretese di dare al partito una impronta classista e socialista.