L’accordo di massima per la realizzazione del Mater Olbia tra la nostra Regione ed il Qatar fu intrapreso dall’allora presidente Cappellacci e, forse, anche per questo le attuali opposizioni non hanno fatto le barricate.
Ma il fatto più curioso è che l’opposizione di allora (attuale maggioranza di governo) ostacolò e manifestò, in ogni sede, il proprio dissenso a partire dal responsabile Sanità del Pd, Giuseppe Sechi, attualmente al vertice dell’Assessorato regionale della Sanità. Sarebbe interessante capire cosa gli abbia fatto cambiare idea, o chi? Sarà stata la determinazione (impositiva) dell’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi? O si sarà convertito della bontà dell’iniziativa, sulla via di Doha? Poco cambia se l’iniziativa sia caldeggiata tanto a destra quanto a sinistra, anche perché una domanda sorge spontanea: è assolutamente necessario ed utile alla Sardegna?
Quantomeno è difficile capirne la ratio. In un’Isola in cui sono super operativi almeno cinque ospedali pubblici principali, due di riferimento regionale per alcune patologie, più altre numerose realtà distribuite su tutto il territorio, senza contare alcune cliniche private particolarmente attive ed efficienti. Tutti in grado di soddisfare nel miglior modo possibile le esigenze sanitarie della popolazione (emergenze/urgenze chirurgiche, cardiologiche, neurologiche, trapiantologiche). Ci si aspettava, magari, fossero anche piccoli degli effettivi potenziamenti (non quelli improbabili sbandierati in ogni dove dall’assessore Arru), con specifiche risorse tecnologiche e professionali. Era assolutamente necessario, innanzitutto, pensare ad organizzare la sanità territoriale in stretto collegamento con la rete ospedaliera, mediante un sistema di comunicazione efficace (elisoccorso ed ambulanze). Invece? Con la politica degli accorpamenti, dei non doppioni, delle troppe strutture complesse, perseguendo solamente una logica economico del risparmio, forse qualcosa si risparmierà, ma non si offrirà sicuramente una buona sanità.
A voler pensare male, sembra che questo appiattimento globale, le deroghe alle norme specifiche applicate invece al servizio pubblico conducano ad un unico obiettivo: favorire la ‘super clinica privata’, extralusso, del Mater Olbia. I difensori del progetto affermano che saranno creati nuovi posti di lavoro. Molto improbabile, visto che sul versante ‘strettamente pubblico’ le assunzioni si effettuano col contagocce, i bandi di concorso sono sempre più scarsi e il personale collocato a riposo non viene sostituito completamente. Ma poi, come viene scelto il personale sanitario ed amministrativo? A pochi mesi dall’inaugurazione (a sentire gli amministratori, entro dicembre prossimo) nessuno è a conoscenza delle modalità di assunzione.
Tra le tante ‘favole’ propinate dall’Assessore ne viene riportata una dalla stampa: quella che il Mater Olbia sarà l’occasione per far rientrare i cervelli sardi sparsi per il mondo, che si spera parlino anche un po’ di arabo. Infatti, corre voce che nel corso di un colloquio al candidato sia stato richiesto il suo grado di conoscenza delle lingue, arabo compreso, e, avendo risposto negativamente (per quanto riguarda la lingua araba), a distanza di mesi è ancora in attesa di una possibile chiamata. Leggenda o realtà? Comunque, buon rientro ai nostri cari emigrati sardi eccellenti. E si doveva aspettare il Mater Olbia? Non si sarebbero potuti far rientrare, comunque, prima, mediante percorsi diversi? Dallo sblocco dei concorsi alla mobilità? Alcuni giovani chirurghi, già sufficientemente esperti, sono noti nell’ambito ospedaliero, se fossero inseriti negli ospedali (stabilmente!) garantirebbero sia il ricambio generazionale che la continuità dell’assistenza sanitaria a tutti i cittadini sardi.
Doctor House – (4^puntata… segue)